L’inchiesta sui fatti di Santa Maria Capua Vetere potrebbe avere nuovi sviluppi nei prossimi giorni. Il lavoro degli investigatori intanto prosegue e prosegue anche l’indagine amministrativa disposta dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per fare chiarezza su quanto accaduto. Insomma il carcere di Santa Maria Capua Vetere resta sotto i riflettori, ancor di più dopo la visita di ieri del presidente del Consiglio Mario Draghi e della ministra della Giustizia Marta Cartabia. «Ora subito una riforma dell’ordinamento penitenziario in linea con un ampliamento delle misure alternative», è la richiesta che arriva dal Carcere Possibile, la onlus della Camera penale di Napoli da anni impegnata nella tutela dei diritti dei detenuti.

Il Carcere Possibile sta seguendo l’evoluzione dell’inchiesta, nata anche da un esposto della onlus oltre che dalla denuncia presentata oltre un anno fa dal garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. E sarà pronto, laddove ci saranno dei rinvii a giudizio, a costituirsi parte civile nel processo sui pestaggi nel carcere sammaritano. Intanto dopo lo sdegno, c’è volontà di ritrovare la fiducia. «Abbiamo adesso una ministra della Giustizia che ha ben presente la Costituzione e la sua presenza a Santa Maria Capua Vetere tende a sottolineare che non va mai violato il principio costituzionale secondo cui le pene non possono mai consistere in trattamenti contrari al senso di umanità», sottolinea l’avvocato Anna Maria Ziccardi, presidente del Carcere Possibile, puntando l’attenzione sulle criticità che affliggono il pianeta carcere e sulla necessità di interventi che mirino a far sì che il carcere sia l’extrema ratio e che si investa per ridare dignità a chi vive ma anche a chi lavora all’interno degli istituti di pena. «Perché – spiega l’avvocato Ziccardi – in molti istituti di pena le condizioni di vita e di lavoro sono degradanti».

E se a ciò si aggiunge il sovraffollamento è chiaro che il mondo dietro le sbarre può diventare un inferno. «Se vogliamo dare valore alla presenza del Governo a Santa Maria Capua Vetere, dobbiamo dare forte valenza ai principi costituzionali e alla credibilità della funzione che ha il carcere», dice la presidente Ziccardi che poi sottolinea la necessità di una svolta culturale: «Se non facciamo cultura su questi argomenti sarà sempre più difficile impedire che ci siano altre rivolte e altre violenze all’interno delle carceri». «Ritorniamo su binari più umani», è il suo appello. Come? «Recuperiamo il lavoro svolto durante gli Stati generali dell’esecuzione penale – continua Ziccardi – La riforma dell’ordinamento penitenziario è necessaria e va ripresa anche alla luce del lavoro fatto all’epoca, un lavoro che puntava alla persona, al reinserimento, alla modifica di un ordinamento  assolutamente vecchio». L’avvocato Ziccardi è stata tra gli esperti che hanno partecipato ai lavori in occasione degli Stati generali dell’esecuzione penale, un lavoro poi rimasto su carta.

«È indispensabile creare osmosi tra il mondo di fuori e quello di dentro, preoccuparsi anche di come, una volta uscite dal carcere, le persone possano reinserirsi nella società. La direzione – spiega Ziccardi – non deve essere orientata alla sola espiazione della pena fine a se stessa ma deve rispettare la dignità delle persone e il principio costituzionale che ne prevede il loro reinserimento nella società. Questo discorso, in passato, purtroppo non ha suscitato interesse. Oggi, dopo i video eclatanti sui fatti di Santa Maria Capua Vetere le prospettive sono cambiate». «Spero – conclude la presidente di Carcere Possibile – che d’ora in poi la politica non continui a essere sorda a questo problema. Rinchiudere i detenuti in una cella e disinteressarsi delle loro problematiche non è la soluzione giusta. Né si può pensare di risolvere il problema costruendo nuove carceri, al più vanno rimodernate e riviste quelle che ci sono per garantire condizioni di vita dignitose ai reclusi. Ma la vera soluzione  sono provvedimenti legislativi che tengano presenti allargamenti delle misure alternative e una vera riforma dell’ordinamento penitenziario».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).