Sono tutti nuovamente in libertà, ma sotto controllo giudiziario, gli ex terroristi rossi arrestati mercoledì in Francia. Accolte dunque le richieste presentate dall’avvocato Irène Terrel, che difende Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Narciso Manenti, Giorgio Pietrostefani e Marina Petrella, che aveva chiesto per i suoi assistiti misure alternative al fermo e consentire così il ritorno a casa.
A questi vanno aggiunti Enzo Calvitti e Sergio Tornaghi, i primi ad essere stati rilasciati nella giornata odierna. Stessa sorte anche per Luigi Bergamin e Raffaele Ventura, che proprio oggi si sono consegnati alle autorità transalpine dopo essere sfuggi ieri all’arresto.
Per i nove le misure di controllo giudiziario variano dall’obbligo di firma a quello di residenza. Il tutto ovviamente in attesa dell’inizio delle udienze davanti alla Chambre de l’Instruction per l’estradizione in Italia.
Resta invece ancora a piede libero Maurizio Di Marzio, che partecipò nel 1982 al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone.
L’APPELLO DEGLI INTELLETTUALI – Personalità del mondo della cultura hanno rivolto un appello al presidente francese Emmanuel Macron affinché “mantenga l’impegno della Francia per gli esuli italiani” e si opponga all’estradizione degli ex terroristi arrestati in Francia. La lettera aperta è stata pubblicata sul quotidiano Liberation e sottoscritta da intellettuali e artisti come Valéria Bruni-Tedeschi, Jean-Luc Godard e Annie Ernaux.
“Signor presidente, è per volontà di un presidente della Repubblica, François Mitterrand, che gli attivisti italiani di estrema sinistra impegnati nella violenza politica negli anni ’70 sono stati accolti nel nostro Paese con l’espressa condizione di abbandonare ogni attività illegale. Potresti non aver preso quella decisione ma il contesto era diverso, la “strategia della tensione” ancora viva, i giuristi francesi spesso erano perplessi sulle “leggi speciali” che regolavano le procedure italiane. E qualunque cosa si pensi di questa eredità, concorderai sul fatto che non si può tornare indietro nel tempo né cambiare gli eventi del passato”, si legge nella lettera, “Quarant’anni fa, diverse decine di persone sono uscite dalla clandestinità, hanno deposto le armi” e “Tutti hanno mantenuto il loro impegno a rinunciare alla violenza“. “Queste persone hanno oggi tra i 65 e gli 80 anni, hanno problemi legati all’età, di salute, dipendenza, invecchiamento, alcuni in Italia li usano come spaventapasseri per scopi politici interni che non ci riguardano“, scrivono gli intellettuali nell’appello, ricordando che in Francia solo i crimini contro l’umanità sono “imprescrittibili”.
L’ITER PER L’ESTRADIZIONE – Tutti i nove arrestati, come prevedibile, rifiuteranno l’estradizione. Per l’eventuale rientro in Italia quindi i tempi si faranno particolarmente lunghi, probabilmente due o tre anni.
Se infatti la Corte d’Appello francese emetterà sentenza favorevole all’estradizione, i legali difensori potranno fare appello alla Corte di Cassazione. In caso di ‘successo’ dell’accusa nei vari gradi di giudizio, toccherà poi al primo ministro firmare il decreto di estradizione, ma i nove ex terroristi rossi potranno in questo caso fare ricorso presso il Consiglio di Stato.
© Riproduzione riservata