Vladimir Putin trova anche spazio per l’ironia in queste ore concitate per la crisi in Ucraina. La tensione che sale, la diplomazia che fa gli straordinari da settimane, gli allarmi rilanciati dai media internazionali un giorno sì e l’altro pure. La Russia invaderà l’Ucraina? E quando? Avevano scritto a metà febbraio, mercoledì 16 con molte probabilità, diversi media internazionali. Il Presidente russo indica, e sembra legittimo immaginare un mezzo sorriso: citofonate alla Casa Bianca.

Secondo quanto ha riferito ai reporter il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov Putin a volte “scherza” sugli allarmi lanciati da Washington e dai loro alleati occidentali su un’imminente invasione russa dell’Ucraina. “Ci chiede di controllare se hanno pubblicato l’ora esatta in cui comincerà la guerra”, ha detto. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva sollecitato a più riprese nelle scorse settimane, e nei giorni scorsi, di abbassare i toni e a non descrivere il suo come un Paese già in guerra.

Dopo la telefonata tra Putin e Joe Biden il Presidente degli Stati Uniti aveva chiarito che Mosca avrebbe pagato cara un’invasione dell’Ucraina. Pronto infatti un pacchetto di sanzioni economiche tra cui il blocco del gasdotto Nord Stream 2, costato circa 11 miliardi di dollari, e che al completamento porterà gas naturale dalla Russia direttamente in Germania. Solo qualche giorno prima Biden aveva evocato il rischio di una nuova “Guerra Mondiale”. Stando a quanto quantificato dall’intelligence USA (informazioni fornite dall’amministrazione ai parlamentari) un’invasione completa potrebbe causare fino a 50mila morti civili e 23mila vittime tra i militari ucraini, una crisi umanitaria potrebbe scatenare un’ondata di 5 milioni di rifugiati.

Secondo alcuni osservatori, la strategia allarmistica americana sarebbe stata volta a far sapere al Cremlino di essere al corrente, tramite l’intelligence, delle intenzioni della Russia. Una tattica. “La follia e l’allarmismo continuano”, aveva replicato Mosca parlando di “picco di isterismo” da parte degli americani. “Se voi, o chiunque altro, avete informazioni aggiuntive riguardo a un’invasione russa al 100% a partire dal giorno 16, per favore inoltrateci queste informazioni”, aveva dichiarato Zelensky.

La data del 15 febbraio del 2022 entrerà nella Storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente. Svergognati e annientati senza sparare un colpo”, il post di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Si erano comunque intensificati negli ultimi mesi, a partire dall’autunno scorso, gli spostamenti di truppe russe oltre i confini. Anche in Crimea e in Bielorussia oltre che nel Mar Nero e nel Mare di Azov – dove sono partite la settimana scorsa le esercitazioni. Secondo alcune stime oltre 130mila i soldati impegnati nei movimenti. Dal fronte russo erano arrivate stamattina le notizie di un parziale ritiro delle forze dal confine. “Non ci sono segnali sul terreno che la Russia stia riducendo le truppe ai confini dell’Ucraina”, ha smentito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Putin ha ribadito come fatto nei giorni scorsi nella conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita al Cremlino, che la Russia non vuole la guerra. Si è detto pronto a confrontarsi con l’Occidente sulla sicurezza. “Ho detto più di una volta che il progetto Nord Stream 2 è un progetto puramente commerciale. E non c’è nessuna sfumatura politica qui”, ha assicurato Putin. Sulla presunta adesione dell’Ucraina alla Nato: “Non accetteremo mai l’allargamento della Nato fino ai nostri confini, il contenimento della Russia è percepito da noi come una minaccia alla sicurezza nazionale”. E sulla guerra in Donbass: “La nostra opinione è che quello che sta accadendo in Donbass è un genocidio”. Questi due ultimi temi tra i nodi principali, se non i principali, da sciogliere per risolvere le tensioni. I trattati di Minsk sulla situazione delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk. Entrambi i leader hanno riconosciuto che l’opinione pubblica non accetterà mai una guerra in Europa. La via diplomatica non è tramontata.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.