Il presidente nigerino Mohamed Bazoum torna a far parlare di se. Il deposto presidente si trova agli arresti domiciliari dal colpo di Stato che ha sconvolto il suo paese il 26 luglio scorso e secondo il portavoce della giunta militare al potere a Niamey avrebbe tentato la fuga insieme a tutta la sua famiglia. Nella notte fra il 20 ed il 21 ottobre Bazoum sarebbe dovuto scappare dal palazzo presidenziale insieme ai membri della sua famiglia e a parte dal suo staff rimastogli fedele. Secondo diversi giornali nigerini il piano sarebbe stato articolato in due differenti fasi: nella prima un gruppo di uomini avrebbe dovuto prelevare Bazoum e portarlo nella periferia di Niamey, in una cosiddetta casa sicura. Poi due elicotteri, forniti da una non meglio specificata potenza straniera, avrebbero portato i fuggitivi nella vicina Nigeria che avrebbe accolto l’ormai ex presidente nigerino.

Il generale Abdramane ha spiegato che questo piano sarebbe stato sventato dalle forze di sicurezza e una serie di arresti sarebbero già stati effettuati. Resta da capire quanto ci sia di vero in questo goffo tentativo di fuga e quanto invece la giunta militare di Niamey voglia screditare Mohamed Bazoum e stringere la presa sul paese africano. Fra l’ex presidente e la giunta c’è anche una diatriba legale, perché i suoi legali hanno fatto ricorso contro il suo arresto sia presso la corte del Niger che presso al corte di giustizia della Comunità Economica dell’Africa Occidentale (ECOWAS). Anche la giunta militare ha dichiarato che denuncerà Bazoum per alto tradimento e cospirazione contro lo stato.

La situazione in Niger, anche se i riflettori della stampa internazionale si sono spenti da tempo, resta molto precaria ed i golpisti al potere stanno smantellando ogni forma di democrazia presente nello stato africano. Il minacciato, ma inesistente, intervento militare da parte dell’Ecowas ha avvicinato il popolo nigerino all’esercito che ha visto questa minaccia come una forma di colonialismo. Il Niger resta stabilmente nell’area di influenza di Mosca e sta stringendo sempre di più i rapporti con Mali e Burkina Faso, dimostrando come l’asse geopolitica del Sahel si sia definitivamente spostata.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi