Le misure più diverse vengono annunciate ai giornali e poi ritirate. Il tetto al bancomat, i contanti, lo scudo fiscale, la flat tax, la norma anti-rave, lo spid, il reddito di cittadinanza, le pensioni, i soldi per la cultura

L’arrivo della manovra in aula viene rinviato di giorno in giorno perché non si riesce neppure a mettere per scritto un emendamento. I provvedimenti sui quali non c’è accordo in maggioranza sono tantissimi. Nessuno saprebbe dire qual è la linea economica alla quale si ispira. Sembra più un provvedimento ritagliato per soddisfare le richieste piccole delle forze politiche, e comunque ritagliato male perché neppure su questo sembra vicino un accordo.

Ma allora, qual è il problema? Sarà pure vero che questo governo è il primo eletto dal popolo dopo tanti anni. Cioè è il risultato diretto e non mediato del risultato elettorale. Ok. Il problema è che questo governo eletto dal popolo è un governo di pasticcioni. Forse in parte anche di persone incapaci. Il livello non è all’altezza delle necessità e della complessità dei problemi. Né tantomeno del programma molto baldanzoso che il centrodestra aveva portato in campagna elettorale. Di quel programma per ora siamo a zero. Nonostante la discreta eredità (in termini di denari e di prestigio internazionale) lasciata dal governo precedente.

Dunque, probabilmente, c’è un serio problema di carenza di personale politico. Forse questo governo avrebbe bisogno di affiancare agli esponenti politici qualcuno in grado di governare davvero. Magari ricorrendo anche ai vituperati tecnici.

C’è un aneddoto che si raccontava ai tempi della Rai di Bernabei. Quando tutto era lottizzato dai partiti. Si diceva che per guidare, ad esempio, un telegiornale, servivano tre democristiani, due socialisti, un repubblicano, un comunista e uno bravo. Ecco, forse sarebbe giusto riprendere quell’aneddoto e vedere se si riesce a fare qualcosa per dare un’aggiustata al governo.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.