Una partita fondamentale
Grano, cereali e fertilizzante: Putin bloccato nella “dogana” di Erdogan

Mentre in Ucraina si attende la controffensiva di Kiev, in Turchia si tratta su uno dei principali dossier aperti con lo scoppio della guerra: il transito delle navi cariche di cereali e prodotti alimentari dai porti del Mar Nero. In questi giorni, Istanbul è al centro di intensi round di colloqui tra i rappresentanti di Nazioni Unite, Turchia, Russia e Ucraina per sbloccare le trattative sulla proroga dell’accordo raggiunta lo scorso marzo.
Una partita fondamentale, dal momento che l’accordo scade il 18 maggio e in ballo vi sono milioni di tonnellate di frumento, prodotti cerealicoli, ma anche il grande nodo dei fertilizzanti russi, sui quali si gioca gran parte delle resistenze di Mosca a dare nuovamente il proprio placet. L’esportazione dei cereali ucraini dal Mar Nero ha del resto un impatto decisivo sulla stabilità alimentare dell’intero pianeta.
Il discorso vale non soltanto per il “Sud del mondo” e per molti Paesi in via di sviluppo, ma anche per una superpotenza come la Cina, che da anni si è imposta come uno dei maggiori clienti di Kiev per i cereali. Inoltre, lo sblocco aiuta a evitare nuove frizioni tra Kiev e Paesi dell’Est Europa, irritati per l’arrivo del grano ucraino nel mercato Ue. La sicurezza di questo traffico rappresenta quindi una garanzia non solo per evitare crisi alimentari, ma anche per le conseguenze geopolitiche che ha il commercio di cereali.
Non è un caso che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in attesa delle più difficili e forse più importanti elezioni della sua lunga stagione al potere, abbia voluto mettere il cappello sul negoziato. Gestirlo insieme ai leader di Kiev, Mosca e Onu rafforza la sua figura sul palcoscenico internazionale, specialmente verso Paesi africani e asiatici dove può consolidare l’influenza politica di Ankara.
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