Una mobilitazione che arriverebbe anche fin dentro le carceri. Questo almeno secondo l’intelligence ucraina: Kiev accusa la Russia di aver reclutato detenuti affetti da gravi malattie, come l’HIV o l’epatice C. A denunciare è la Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, che denuncia in particolare il Gruppo Wagner, attivo sul campo in Ucraina da prima dell’invasione russa lanciata lo scorso febbraio da Vladimir Putin per “denazificare” e “demilitarizzare” Kiev.

Il gruppo Wagner è una PMC (Private Military Company) formata soprattutto da ex militari, ex poliziotti ed ex agenti di sicurezza russi di circa 10mila mercenari. È uno dei gruppi più noti ed efficienti al mondo, accusato di avere una connotazione politica neonazista, proprio come il Reggimento Azov ucraino, quello della “denazificazione” lanciata dal Presidente Putin in Ucraina. Il gruppo è stato attivo negli ultimi anni in scenari di guerra in Siria, Libia, Mali e in Crimea fin dal 2014, l’anno dell’escalation politica e bellica che portò all’annessione della Crimea da parte di Mosca e alle tensioni paragonabili a un conflitto civile con i separatisti filorussi nel Donbass.

Kiev ha già dichiarato che sono stati catturati soldati nemici con HIV o epatite C. “Tra i soldati costretti a prestare servizio a fianco degli infetti cresce l’indignazione per questa situazione. È noto che i medici russi si rifiutano sistematicamente di fornire assistenza ai feriti con epatite o Hiv”, ha assicurato l’intelligence ucraina. Secondo le informazioni degli 007 di Kiev, riporta l’agenzia Ukrinform, il Gruppo Wagner costringerebbe queste persone reclutate a indossare bracciali colorati per differenziare i combattenti malati da quelli che non lo sono. Almeno un centinaio di prigionieri con una di queste malattie sarebbe stato reclutato da una colonia penale situata nella città di Metalostroy.

È sempre nel contesto di una guerra che è anche di propaganda che vanno intese queste notizie. Certo è che Putin aveva lanciato, contestualmente ai referendum di annessione di quattro Regioni nell’est dell’Ucraina poi ritenuti illegittimi dalla comunità internazionale, il reclutamento di 300mila riservisti in quella che era stata definita “mobilitazione parziale”. A metà ottobre lo stesso presidente russo aveva annunciato che la mobilitazione sarebbe finita in due settimane.

“Finora sono state mobilitate 222.000 persone […] su 300.000. Penso che entro due settimane tutte le attività di mobilitazione saranno completate”, aveva annunciato in una conferenza stampa ad Astana, in Kazakistan. La mobilitazione dei riservisti aveva provocato fin dal primo momento criticità in Russia oltre alla fuga all’estero di numerosi cittadini. La chiamata alle armi era arrivata dopo settimane di sconfitte sul terreno per Mosca, con la controffensiva ucraina che avanzava nell’est. La situazione al momento è in stallo: si parla di pericolo nucleare, della possibilità del lancio di “bombe sporche”, le trattative di pace sono al palo.

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