È pronto un esodo di massa di diplomatici russi ribelli? A scriverne oggi è il giornale Kommersant, quotidiano russo di economia e finanza, che riporta l’indiscrezione di una fuga già in corso di diplomatici e funzionari del Cremlino, una sorta di effetto slavina che potrebbe peggiorare dopo la presa di posizione pubblica della scorsa settimana di Boris Bondarev, l’inviato di Mosca alle Nazioni Unite a Ginevra.

Lunedì scorso Bondarev, funzionario russo di lungo corso, si era dimesso dalla missione russa alle Nazioni Unite come forma di protesta contro l’invasione e la guerra in Ucraina. “Non mi sono mai vergognato tanto per il mio Paese come il 24 febbraio”, aveva scritto nella lettera inviata ai colleghi del corpo diplomatico, accusando pesantemente l’operato del ministro degli Esteri Sergei Lavrov e soprattutto lo Zar Vladimir Putin, per aver “trasformato il Paese in un orrore totale e in una minaccia per il mondo intero”.

Una mossa che aveva portato, come ovvio, all’interruzione di ogni rapporto con la madre patria e con la ‘scomunica’ da parte del portavoce del Cremlino Dimitry Peskov. “Possiamo solo dire che il signor Bondarev non è più dei nostri, anzi è contro di noi”, erano state le parole dello spokesman di Putin, secondo cui il diplomatico si era “espresso contro l’opinione dominante del nostro Paese”.

Ora ovviamente Bondarev ha paura per la sua vita e per quella dei suoi affetti. Come noto il Cremlino in passato non ha esitato a colpire oppositori e dissidenti politici, anche all’estero: dai casi dell’ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia, avvelenati col gas nervino, a quello di Aleksandr Litvinenko, ex agente del Kgb e poi dell’Fsb ucciso tramite avvelenamento da polonio.

Bondarev è finito sotto protezione in Svizzera e sta valutando una richiesta d’asilo. In una intervista alla Süddeutsche Zeitung, ripresa in Italia dal Corriere della Sera, spiega che “quello che ho fatto, l’ho fatto per la mia coscienza. Volevo muovere qualcosa, essere un’ispirazione per i miei colleghi, per i diplomatici, e altri connazionali, che vivono in Russia e pensano di non poter fare nulla”.

Una possibile emulazione del suo gesto, scrive Kommersant, sarebbe già in corso. Secondo il quotidiano economico dallo scorso 24 febbraio, inizio dell’invasione ucraina, sarebbero stati già decine i diplomatici russi che hanno lasciato il proprio incarico. Ma nessuno di questi, a differenza di Bondarev, si sarebbe esposto pubblicamente per condannare l’operato di Mosca e la guerra.

Il Corriere scrive dunque che nei giorni scorsi il segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolaj Patrushev avrebbe presentato un rapporto nelle mani di Putin in cui farebbero addirittura nomi e cognomi di oltre cento diplomatici in procinto di “tradire” Mosca.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia