Kiev ha dichiarato ieri che il 20 per cento del territorio ucraino è controllato dai russi. In particolare il Donbass, che era l’obiettivo di Putin. L’ha preso. Non voglio fare nessuna polemica con quelli che quando pochissime persone, nei primi giorni della guerra, sollecitavano l’apertura immediata di trattative di pace – e sostenevano la necessità che l’Ucraina si dichiarasse subito disposta a cedere parti del territorio – bollarono queste persone come panciafichisti e disfattisti, usando il linguaggio interventista 1915. Un grande giornale parlò addirittura di “fronte interno”. Immaginando un repulisti, credo.

Ma mettiamo via tutte le discussioni inutili sul passato, sapendo benissimo che in queste situazioni gli animi si infuocano e le posizioni si radicalizzano. Ripartiamo da zero. Cioè da oggi. Fin qui si è sbagliato tutto. L’Europa – dicono – è stata compatta. Già: compatta a seguire a malincuore la linea Biden. Armi armi e armi all’Ucraina. Che così avrebbe sconfitto la Russia sul campo.

Le armi sono arrivare, la guerra si è incanaglita, i morti si son decuplicati, i danni centuplicati, ma i russi non sono stati fermati. Ne sono stati uccisi molti, questo sì. È un bene? Può darsi, ma io ho difficoltà a convincermene. L’Europa ha seguito Biden e Johnson ma non ha cavato un ragno dal buco. Poi le sanzioni. Durissime, feroci, devastanti.

La Russia poteva reggere solo qualche settimana, poi il default. Lo ho letto su tutti i grandi giornali. Non lo leggo più. La Russia regge. L’Italia invece è travolta dalle sanzioni e soprattutto le famiglie più povere soffrono maledettamente. Forse l’anno prossimo ci sarà la stagnazione e l’inflazione a due cifre.

Hanno funzionato le sanzioni, sì: ma alla rovescia. Mi chiedo: in che mani siamo? Ieri è stata la giornata dei grandi festeggiamenti. Qui da noi i caccia hanno sfilato in cielo e i soldati sui Fori imperiali per ricordare che 76 anni fa abbiamo cacciato il re. A Londra viceversa hanno sfilato coi principi in alta uniforme rossa e oro per festeggiare il 70 anni di regno della regina. Sembriamo tutti vecchie glorie.

Ma ora che si fa? Vogliamo deciderci ad andare a trattare con Putin, anche se certo in condizioni svantaggiose rispetto a due mesi fa? O ci accontentiamo dei discorsi belli di Mattarella. Che dice: mai avrei pensato che una grande città europea potesse essere bombardata. Già. Ma nel ‘99 gli aerei italiani non bombardarono Belgrado? Io ricordo così. Chi li mandò? Chi era il vicepremier? Beh, cercatelo su Wikipedia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.