Doppia audizione stamattina per il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, davanti alle commissioni Giustizia di Senato e Camera. A Palazzo Madama l’audizione è convocata alle 8.30, poi intorno alle 10.30 Renoldi sarà ascoltato a Montecitorio. Le audizioni si inseriscono sia nell’indagine conoscitiva sul trattamento dei soggetti sottoposti a regime carcerario italiano, incardinata al Senato, sia nella polemica per l’autorizzazione concessa nelle scorse settimane dal capo del Dap a esponenti dell’associazione radicale “Nessuno tocchi Caino” per visitare anche i reparti che ospitano detenuti al 41 bis in alcune carceri della Sardegna e per interloquire con i reclusi speciali per sincerarsi delle loro condizioni di detenzione.

Non troverà una platea amichevole Renoldi in Parlamento, anzi sarà davanti a un vero plotone di esecuzione che da mesi lo ha messo nel mirino. La sua nomina a responsabile di Largo Luigi Daga è stata infatti sempre osteggiata dal Movimento Cinque Stelle, dalla Lega, da Fratelli d’Italia, tutti fomentati dal Fatto Quotidiano e da alcune sigle dei sindacati di polizia penitenziaria. Addirittura in un editoriale apparso qualche giorno fa su poliziapenitenziaria.it si è arrivati a scrivere: “da quello che abbiamo capito, sembra che qualsiasi Capo del Dap venga nominato, dopo il suo insediamento, diventi subito ostaggio di quella frangia politica e di quelle associazioni che in Italia contano più del dolore arrecato da questi criminali detenuti al 41 bis”. Il riferimento è ad associazioni come Antigone, al Partito Radicale, a Nessuno Tocchi Caino. E pure al Csm in merito alla delibera che pose fuori-ruolo Renoldi si astennero Nino di Matteo e Sebastiano Ardita. Il suo peccato? Sarebbe un teorico del carcere a immagine e somiglianza della Costituzione persino se si tratta di detenuti condannati per mafia.

Renoldi è al vertice del Dap da quattro mesi: così pochi ma così ‘travagliati’ nel senso letterale e figurato. Appena saltò fuori il suo nome come sostituto di Dino Petralia, cominciarono ad uscire ritratti e dichiarazioni che dipingevano Renoldi come magistrato non solo contro il 41bis, ma anche contro i sindacati della polizia penitenziaria, nonché contro i settori militanti dell’Antimafia. Il povero Renoldi dovette addirittura inviare una lettera alla Ministra Cartabia (probabilmente fu proprio lei a chiedergli di scriverla) in cui chiarì che “ non ho mai messo in dubbio la necessità del 41bis contro la mafia”. Nella stessa missiva il magistrato ribadì comunque “che questa gravissima piaga (quella della mafia, ndr.) non ci possa far dimenticare che in carcere sono sì presenti persone sottoposte al 41bis, ma la stragrande maggioranza è composta da altri detenuti. A cui vanno garantite carceri dignitose, come ci ha ricordato il capo dello Stato Sergio Mattarella”.

Ma gli attacchi non si fermarono e proprio qualche giorno prima che il Consiglio dei Ministri desse l’ok alla nomina una insolitamente stizzita Ministra Cartabia arrivò a dire: “Sul nuovo capo del Dap, non mi affido alle opinioni espresse da un giornale, vediamolo lavorare e dopo ne riparliamo. Vediamo se è una persona che corrisponde all’immagine dipinta in alcune visioni mediatiche o se ha le qualità per cui io mi sono sentita di proporlo”. Ma quali sono queste qualità? Le aveva ricordate proprio la Guardasigilli rispondendo ad una interrogazione di Fd’I: lunga esperienza (10 anni) come magistrato di sorveglianza, servizio prestato al ministero per affrontare l’emergenza del sovraffollamento carcerario all’epoca della condanna dell’Italia da parte della Cedu nel caso Torreggiani (2013), funzioni ricoperte negli ultimi 6 anni nella prima sezione penale della Cassazione che si occupa anche di esecuzione della pena, anche per reati gravissimi inclusa la criminalità organizzata.

Oggi Renoldi in Parlamento non andrà dunque a difendere solo il suo operato ma quello stesso della Ministra Cartabia, il cui primo e forse unico atto concreto sul tema delle carceri è stato proprio quello di nominare lui a capo del Dap. Infatti non abbiamo ancora notizie sulla concretizzazione delle proposte della Commissione Ruotolo che ha terminato ormai lavori da oltre 6 mesi. Né mai è stata posta sul tavolo una decretazione di urgenza per svuotare le carceri che in questi giorni sono in emergenza, tra temperature elevate e carenza d’acqua.