Le tappe della vicenda
Il caso Almasri, la scheda del processo: le accuse, l’arresto, la scarcerazione (e le motivazioni) e le indagini sul governo Meloni

L’imputato
Il Capo della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish.
L’accusa
Crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga, puniti con la pena massima dell’ergastolo: reclusione; oltraggi sulla dignità personale; trattamento crudele; tortura; violenza sessuale; stupro; omicidio e tentato omicidio; schiavitù; schiavitù sessuale, persecuzione. È stato ritenuto soddisfatto l’elemento di contesto dei crimini di guerra ai sensi dello Statuto di Roma, in quanto i fatti sarebbero stati commessi nel contesto e in connessione con il conflitto armato non internazionale in Libia, con conseguente applicazione del diritto internazionale umanitario a tutela delle vittime. Alcuni dei detenuti nella prigione di Mitiga sarebbero, infatti, stati privati della libertà per motivi legati al conflitto in corso e, come tali, protetti indipendentemente dal loro status di combattenti, civili o membri delle forze armate. I crimini di guerra, ai sensi dello Statuto, rilevano infatti in quanto commessi come parte di un piano o di un disegno politico, ovvero come parte di una serie di crimini analoghi commessi su larga scala. Per quanto riguarda i crimini contro l’umanità, la Corte ha riconosciuto l’esistenza di un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile detenuta a Mitiga a partire dal febbraio 2015.
Le date:
2 ottobre 2024 – La Procura chiede l’emissione di un mandato d’arresto nei confronti di Almasri.
18 gennaio 2025 – La Corte Penale Internazionale (CPI), con due giudici a favore e uno contrario, accoglie la richiesta ed emette il mandato d’arresto.
19 gennaio 2025 – Almasri viene tratto in arresto dalla Digos di Torino, in esecuzione di una red notice emessa dall’Interpol.
21 gennaio 2025 – La Corte di Appello di Roma, su conforme richiesta della Procura Generale, ordina il rilascio di Almasri.
Le ragioni della scarcerazione, si legge nell’ordinanza, risiedono nella procedura prescritta dalla legge 237 del 2012, secondo la quale la richiesta di arresto trasmessa dalla CPI al Ministro della Giustizia deve essere da questo trasmessa alla Procura Generale presso la Corte d’Appello per la richiesta di emissione di una misura cautelare; nel caso di specie, l’arresto è avvenuto per diretta iniziativa della polizia giudiziaria (la Digos di Torino) e il ministro non ha trasmesso alcuna richiesta alla Procura Generale di Roma. Immediatamente dopo la liberazione, il ministro dell’Interno ha emesso il decreto di espulsione e, lo stesso giorno, Almasri è stato rimpatriato in Libia su aereo di Stato italiano.
23 gennaio 2025 – Per tali fatti l’avvocato Luigi Li Gotti presenta un esposto e la Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, quello dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per i reati di favoreggiamento e peculato. Gli atti del procedimento – che è ancora in corso – sono stati trasmessi al Tribunale dei ministri, competente a decidere sulla fondatezza della notizia di reato.
10 febbraio 2025 – Il Procuratore della Corte Penale Internazionale comunica di aver aperto un’indagine sul governo italiano per la scarcerazione di Almasri, chiedendo di deferire l’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza dell’Onu per non aver rispettato l’obbligo di collaborazione e aver consentito il rimpatrio del generale libico. L’Italia ha presentato alla Corte dell’Aja una memoria difensiva e si attende ora la decisione.
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