Effetto Schlein? Sembra di sì. A Udine, rovesciando tutte le previsioni, il centrosinistra ha travolto il centrodestra del sindaco uscente Pietro Fontanini e ha conquistato il Comune. Al primo turno Fontanini era arrivato a un passo dalla vittoria (46 per cento dei voti contro il 39 per cento di Alberto De Toni, Pd) e tutti gli osservatori, visto anche il trionfo della destra e soprattutto della Lega alle regionali, davano per scontata la sua vittoria al ballottaggio.

E invece De Toni, in questi 15 giorni, ha stretto un accordo coi 5 Stelle, ha svolto una campagna elettorale molto intensa e ha sbaragliato l’avversario: 53 a 47. Cioè ha ottenuto una percentuale di ben 5 punti superiore alla somma dei suoi voti più i voti al primo turno del candidato 5 Stelle (Ivano Marchiol, che aveva ottenuto il 9 per cento). Ed è diventato sindaco. Elly Schlein ha rilasciato dichiarazioni di grande soddisfazione, come è logico. E anche Debora Serracchiani, che per diversi anni è stata la Presidente della Regione. Per il Pd è un notevole successo elettorale, e soprattutto è il rovesciamento di una tendenza a perdere che durava da qualche anno.

Per la Lega una clamorosa sconfitta, che testimonia anche dell’importanza del fattore-Fedriga. Nel senso che è abbastanza chiaro che il trionfo alle regionali è stato determinato più dalla popolarità e dalle doti di Massimiliano Fedriga (che era il candidato presidente) che non dall’appeal della coalizione. E questa sicuramente non è una cosa che fa piacere a Salvini, che vede in Fedriga un pericoloso concorrente alla leadership.

Ma soprattutto questo risultato ci dice un’altra cosa. Che forse già era chiara ma ora diventa cristallina: il centrosinistra, in Italia, dispone della maggioranza degli elettori. È stato così alle politiche e Udine conferma. Il problema è che il centrosinistra non sa fare coalizione e quindi, con l’attuale legge elettorale, vince la destra. Che pure è minoranza. A Udine, per la prima volta, è riuscito a fare un’alleanza larga, dal Terzo polo al Pd, ai radicali, alla sinistra, ai 5 stelle. È un dato politico indiscutibile e sul quale sarà bene riflettere.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.