Hanno fatto molto discutere le parole pronunciate ieri dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi quando, durante la replica in Senato al premier Conte ha detto: “Noi non siamo dalla parte del Coronavirus quando diciamo di ripartire, pensiamo di onorare quei morti. La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire perché ha fatto della vita in tutti i momenti sacrifico e fatica“. Parole bollate dallo stesso sindaco di Bergamo Gori come un tentativo malriuscito di ricordare le vittime della pandemia.

Oggi, però, a dare sostegno alla tesi del leader di Italia Viva è chi il dramma del coronavirus l’ha vissuto in prima persona, Gabriella che ha perso suo padre. “Commento io invece, che un deceduto in famiglia per covid 19 ce l’ho avuto, nella fattispecie mio padre – scrive sul suo profilo Facebook. -Il significato delle parole di Renzi è che non bisogna lasciare il paese immobile, proprio per quelle persone che questo paese lo hanno ricostruito dopo la guerra, con stenti e sacrifici inenarrabili e che hanno perso la vita nella lotta al virus”.

Un modo, secondo la donna, di non sprecare i sacrifici fatti proprio da quella generazione che ha pagato il conto più alto di fronte alla pandemia. “Il covid non può essere il pretesto per la paralisi, peraltro in barba a tutti i diritti costituzionalmente garantiti. Perché bisogna dare dignità a coloro che ora stanno soffrendo perché privi di risorse di sostentamento. Ma la dignità non si tutela con l’elemosina né con l’assistenzialismo, bensì con la facoltà di rientrare nei propri esercizi commerciali in totale sicurezza”.

Infine, lancia un appello al presidente del Consiglio, ad agire subito con misure tangibili per il Paese: “Quindi caro Conte, si dia da fare, e anziché cercare l’applauso e le standing ovation ascolti il grido di dolore dei cittadini che dovrebbe tutelare. Ma lo faccia con misure concrete, e con meno dirette facebook”.