Gli ultimi a sbattere la porta sono stati due giorni fa i deputati Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, anticipati di poche ore dal collega Santi Cappellani e forse seguiti da altri. I fedelissimi di Di Maio animano una disperata resistenza, tra loro il deputato Sergio Vaccaro che accusa la minoranza (?) di “avvelenare i pozzi”, e il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni che evoca il “picconamento interno”.

Non alleggerisce il clima Manlio Di Stefano che invoca la psichiatria per i “parassiti che stanno succhiando il sangue dall’interno”.  Ma il capo politico non è l’unico “problema” del mondo pentastellato: ormai il processo alla Casaleggio Associati e al ruolo della piattaforma Rousseau è partito e l’ingente “sciopero fiscale” nelle rendicontazioni è diventato uno strumento di lotta politica, chiaramente in nome della trasparenza.

In queste ore si sta parlando di riforma del sistema finanziario grillino, con rendicontazioni divise tra parti fisse e non, chissà se ai dissidenti\ “evasori” basterà. Come se non bastasse ieri il tribunale di Palermo ha inflitto dodici condanne a carico di ex grillini siciliani per la vicenda delle firme false presentate dal Movimento 5 stelle a sostegno della propria lista alle elezioni comunali di Palermo del 2012. Condannati anche gli ex deputati nazionali Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. Per i tre il giudice ha disposto la pena di un anno e dieci mesi. Ma forse non sarà l’attuale capo politico a doversene occupare. Certamente quando l’altro ieri, intervistato su Craxi, Di Maio ha detto: «Nessuno merita l’oblio», pensava un po’ a se stesso.