«Se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del Pil italiano non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia». Lo scrivono al Governo in una nota congiunta Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. «Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese», continuano.

Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte chiedono «una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la Fase 2». E spiegano anche che «per farlo bisogna realizzare un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività». Intanto lancia l’allarme anche l’Anci.

«La fiscalità dei Comuni si è drasticamente ridotta. Servono 5 miliardi di euro, altrimenti saremo costretti a interrompere i servizi», ha spiegato il sindaco di Bari, Antonio Decaro, presidente dell’Associazione dei Comuni. Ma a 5 giorni dalla scadenza del decreto che ha imposto le misure di contenimento finalizzate a rallentare il virus, il governo appare molto cauto.  «Non è realistico oggi dare date – ha commentato il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia – Non ha senso impiccarsi a date». Ma, ha aggiunto, «bisogna condividere le modalità di ripartenza, parlarne insieme, maggioranza e opposizione, scienziati e politici».

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