Ormai è rimasto il solo Lorenzo Guerini ad abbaiare alla luna, e a dirsi preoccupato della lenta ma inesorabile emorragia che sta subendo il Pd in questi giorni.

Dalla segreteria, che pure stamani era riunita, nessun commento alle dimissioni del senatore Carlo Cottarelli, così come laconiche dichiarazioni avevano accompagnato le uscite di Borghi, Chinnici, Marcucci, Fioroni. Insomma una generica alzata di spalle, un ribattere che nel frattempo ‘le iscrizioni al Pd stanno crescendo’ come se l’uno vale uno si fosse ormai trasferito ai piani alti del Nazareno.
Cosa che naturalmente non può essere, basta scorrere le biografie dei fuggitivi, nell’ordine un ex ministro, un ex capogruppo, un ex componente della segreteria, una ex candidata Presidente alle regionali ed ora un signore che l’11 agosto scorso Enrico Letta aveva definito ‘una delle nostre punte di diamante’.

Si dice che sono dimissioni individuali, ma tutte, guarda caso, dettate dalla stessa ragione: “Elly Schlein ha spostato a sinistra il Pd, noi non serviamo più”.

È quindi evidente che il Pd abbia un problema serio, quasi di natura costitutiva: molti esponenti di primo piano di area liberaldemocratica stanno abbandonando.

Se si andassero a rileggere dichiarazioni, atti costitutivi, fatti di cronaca, del Pd durante la stagione del Lingotto, ci si ricorderebbe meglio che i dem non sono nati per continuare la nobile tradizione dei partiti di sinistra, ma per tentare una storia nuova e tenere in equilibrio le sensibilità dei moderati che venivano dalla Margherita con quelle dei progressisti che chiudevano le insegne dei Ds.
Sbaglia chi continua a dire che Elly Schlein in fondo vuole solo riportare il partito a sinistra perché il Pd a sinistra semplicemente non c’è mai stato.

Eppure è ampiamente acclarato che la direzione di marcia ormai sia questa, ne consegue altrettanto naturalmente che l’esodo continuerà, in Parlamento come nelle città. I nomi che in questi giorni sono finiti nei taccuini dei giornalisti e che hanno tutti smentito un loro abbandono, da Patrizia Toia a Alessandra Moretti e a Pina Picierno, per intenderci, ed insieme a molti altri, si collocano in quell’area del disagio passivo di cui ha parlato lo stesso Cottarelli.

Per avere la conferma, basterebbe ascoltare le chiacchiere in buvette di molti parlamentari dem e lo sconcerto che provano di fronte a molte iniziative di Elly Schlein e dei suoi dirigenti.

Phil

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