Il pressing è alto sulle riaperture. Non solo le piazze, ma anche le Regioni chiedono a gran voce un orizzonte temporale per organizzare un piano di ripresa delle attività economiche e sociali. Tutto dipende, però, dall’andamento dei contagi di Covid-19, unica cartina di tornasole (assieme alla campagna vaccinale) per capire se l’Italia è in grado di affrontare un ritorno alla normalità senza rischiare di ripiombare nell’emergenza. Difficilmente, però, si potrà procedere prima di maggio, ma sempre con una prudenziale gradualità.

L’ipotesi è che si possa dare il via libera a bar e ristoranti, in forse le palestre, privilegiando le attività che si svolgono all’aperto. Il ‘coprifuoco’ dovrebbe restare alle 22, anche se qualche governatore vorrebbe allungare almeno a mezzanotte con la riapertura dei ristoranti anche di sera. Di queste ipotesi ne dovrebbe discutere, venerdì prossimo, la cabina di regia del governo, presieduta dal premier, Mario Draghi, con i capidelegazione. Intanto, si riunirà la Conferenza delle Regioni, che avrà, tra i punti all’ordine del giorno, anche quello relativo all’Emergenza Covid-19 con “valutazioni sull’aggiornamento delle Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative”.

Da quello che filtra alla vigilia della riunione è che dovrebbe cambiare poco rispetto a quelle attualmente in vigore, se non la distanza interpersonale a due metri anziché uno. Ma non è difficile ipotizzare che la discussione potrà essere ampliata ad altri dettagli di questo dossier. “Credo che già questa settimana definiremo il cronoprogramma per le riaperture”, dice Mariastella Gelmini, restando comunque ancorata alla realtà: “Dobbiamo procedere, con cautela, per evitare di commettere errori e dover richiudere, ma man mano che il tasso di contagi diminuisce e le vaccinazione coprono i più fragili dobbiamo riaprire”.

L’ottimismo, ad ogni modo, non manca: “Stiamo pianificando il via alle fiere, ai grandi eventi internazionali. Lavoriamo al Salone del mobile, ormai in programma a Milano dal 5 al 10 settembre”, spiega l’esponente di FI. “L’obiettivo primario di tutti deve essere quello di preparare il Paese alla ripartenza. Non possiamo permetterci di perdere neanche un giorno”, dichiara a LaPresse il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Che prova a tracciare una rotta per l’Italia: “Si deve attrezzare per permettere a tutte quelle attività che usufruiscono di spazi all’aperto di riaprire. Sicuramente la ristorazione ma anche centri ludici, palestre, cinema e tutto quelle attività che possono svolgersi all’aperto”.

Proprio sugli spettacoli dal vivo è tornato Dario Franceschini, nel giorno in cui attori e artisti hanno occupato simbolicamente il Globe Theatre di Roma in segno di protesta, ricevendo anche la sua visita a sorpresa. Il ministro dei Beni culturali assicura che farà “tutto il possibile per garantire una riapertura”, ma in sicurezza. L’esponente Pd di governo ribadisce quanto già scritto in una lettera al Cts: “Qualora venissero riaperti gli stadi al pubblico per partite di calcio, se nello stesso luogo si svolgesse un concerto le regole dovrebbero essere le stesse, senza differenze”. E fa anche un passo in avanti: “Ho chiesto di ampliare, nelle zone gialle, la capienza dei locali e passare dal 20 al 50%, dunque fino a 500 persone al chiuso e 1000 all’aperto, con la possibilità alle Regioni, di concedere deroghe per luoghi che diano la disponibilità di una capienza maggiore”.

Un’ipotesi che lo vede in linea con il leghista, Giancarlo Giorgetti, anche lui mittente di una lettera al Comitato tecnico-scientifico. Due le richieste del ministro dello Sviluppo economico: “Invitare formalmente anche i rappresentati di categoria ai tavoli in cui si discutono gli andamenti epidemiologici e la possibilità di confermare o ridefinire i protocolli in base alle nuove varianti”, ma soprattutto “anticipare” le riaperture rispetto alle date ipotizzate. “Spero che già la settimana prossima – dice al question time della Camera -, sulla base dei dati, si possano dare segnali concreti di speranza”.

Nel frattempo, anche tra i partiti si è aperto il dibattito. Con Matteo Salvini che insiste: “Entro aprile in tante citta si potrà tornare ad una cauta e prudente vita sociale”. Il leader leghista vorrebbe aprire bar e ristoranti all’aperto a pranzo, mentre dal Pd la linea è chiara: riaprire tutto quando sarà completata la campagna di vaccinazioni per ultrasessantenni e quando ci sarà indice di contagio 50 su 100mila abitanti per 100 giorni di seguito. Più caustico il M5S: basta propaganda. La partita è in corso e tutta ancora da giocare. (Fonte: LaPresse)

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.