È ormai noto che il Tar della Campania abbia dato ragione a un gruppo di genitori che sostenevano la posizione del governo, e torto alla Regione, circa la chiusura della scuola, pronunciandosi sull’istanza cautelare e sospendendo immediatamente l’esecutività dell’ordinanza regionale: le scuole stamattina erano regolarmente aperte. Meno noto è che il giudice ha fissato per l’8 febbraio l’udienza collegiale per una nuova e definitiva valutazione.

Oggi il Presidente De Luca si è espresso con parole molto severe all’indirizzo di uno degli uomini politici più stimati al mondo, Mario Draghi. C’è da capire se la Regione intende ribadire la sua posizione in quella sede o ritirarsi in buon ordine. È forte la sensazione che al Presidente De Luca non sia chiaro che siamo in una fase completamente diversa da quella che lo aveva visto impegnato in una opposizione gladiatoria al governo (Conte II), nel cui merito non entriamo. Oggi è un’altra fase sia politica che giuridica. Sul primo piano presiede il governo un certo Mario Draghi, il quale sta portando avanti una strategia di transizione verso la normalità. Abbiamo ormai un tasso di vaccinati con prima dose record, che ha raggiunto il 90%, grazie alla sinergia tra obblighi vaccinali e green pass semplice e rinforzato, beneficiando anche della minore offensività mostrata dalla variante Omicron. L’economia va bene, la sanità non è così sotto pressione come qualcuno vuole far intendere come dimostrano i “colori” delle regioni.

Sul piano più strettamente giuridico la decisione di ieri, pur valendo per la sola Campania, offre un elemento di quadro sulle competenze statali e regionali in materia di contrasto al virus SARS-Covid2 che è di portata generale. Secondo il Tar. ormai alla regione non residua più alcun potere particolare nel porre restrizioni (o alleggerimenti) con ordinanze. La decisione segue una sentenza della Corte costituzionale di qualche mese fa che affermò che il contrasto al Covid-19 è materia di profilassi internazionale, di esclusiva competenza legislativa statale, e che ogni altro profilo (come la materia sanità, che è invece di competenza anche regionale) era assorbito. Il quadro è pressochè completo. L’argomentazione centrale della decisione di ieri è che il governo ha disposto con decreti-legge un sistema ormai compiuto che contempla ogni scenario (con zonizzazioni e restrizioni graduali).

Di questa strategia, aggiungiamo, il mantenimento delle scuole aperte è un bastione. «La scuola è fondamentale per la democrazia e la Dad aumenta le diseguaglianze» ha affermato Draghi. Frasi chiare e nette. Come se non bastasse il giudice amministrativo, che avrebbe potuto fermarsi qui, aggiunge la Campania è in zona bianca, facendo emergere per contrasto che nelle priorità del Presidente della Campania la scuola è evidentemente la prima a saltare (secondo sola alle pizze per strada). E pur non essendo necessario aggiunge che l’ordinanza appare carente di ponderazioni di proporzionalità e adeguatezza, che l’idoneità della misura disposta dalla Regione è dubbia, che l’intervento disposto è complessivamente irragionevole.

Il passaggio conclusivo, laddove si afferma che le “difficoltà del sistema sanitario regionale, lungi dal giustificare l’adozione della misura sospensiva, dimostrano piuttosto la carente previsione di adeguate misure preordinate a scongiurare il rischio, ampiamente prevedibile” sul sistema dei trasporti, visto come un cedimento politico, pone invece un’obiezione che non pare di poca sostanza giuridica: non si possono risolvere con norme emergenziali problemi che si sono contribuiti a creare, perchè questo non è il metodo della politica democratica. C’è un governo in Italia, e un presidente di regione deve lavorare seriamente su quel che c’è da fare per dare una mano, ma nelle sue competenze.