Come fosse in possesso di una pistola in carcere ancora non è chiaro. Certo è che l’episodio poteva avere un epilogo molto più drammatico. Domenica pomeriggio, un detenuto 28enne napoletano, ristretto presso il carcere di Frosinone, ha iniziato a sparare diversi colpi da arma da fuoco verso altri detenuti. Lo stesso detenuto, avrebbe poi consegnato di sua spontanea volontà l’arma agli agenti della Polizia Penitenziaria, accorsi nell’immediatezza. Da quanto risulta nessuno è rimasto ferito.

I fatti sono avvenuti nella tranquillità di una domenica pomeriggio. Il detenuto 28enne, ha prima minacciato con una pistola un agente e poi ha iniziato a sparare nella cella accanto in direzione di 3 compagni. Subito dopo ha consegnato spontaneamente l’arma agli agenti. La Procura di Frosinone ha aperto un’inchiesta, per stabilire quando e come è stata introdotta nel carcere la pistola, e il Dap ha fatto un interpello per reclutare rinforzi da inviare a Frosinone. Il detenuto che ha impugnato la pistola è stato subito trasferito in un altro penitenziario.

In carcere con pistola e cellulare

Secondo la ricostruzione fatta da Repubblica, si tratterebbe di un vero e proprio regolamento di conti. Qualche giorno fa il 28enne è stato vittima di un pestaggio in cella da parte dei tre verso cui ha diretto l’arma domenica pomeriggio. Così il giovane, approfittando dell’uscita dalla cella per andare a fare la doccia, avrebbe puntato l’arma contro l’agente per farsi consegnare le chiavi e poi avrebbe iniziato a sparare verso gli altri 3 detenuti autori del pestaggio.

Solo dopo aver chiamato il suo avvocato, su suo consiglio, avrebbe consegnato l’arma. Con se aveva anche un cellulate e dopo aver parlato con l’avvocato, ha ingerito la sim.

A rendere nota la vicenda è stato Leo Beneduci, segretario Generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria). “Il fatto è di una gravità inaudita e ferme restando le responsabilità riguardo all’introduzione in carcere di un’arma da fuoco, probabilmente solo il caso fortuito non avrebbe condotto a più gravi conseguenze”, dichiara. Peraltro – conclude Beneduci – in un’Amministrazione quale quella Penitenziaria, in cui anche grazie alle iniziative della Guardasigilli Cartabia, i Provveditori Regionali fanno i professori e i professori universitari fanno i Provveditori Regionali, tanto da mettere costantemente in dubbio il ruolo della Polizia Penitenziaria, sia a riguardo della sicurezza interna ed esterna delle strutture, sia in ordine alle attività per il trattamento rieducativo dei detenuti, stante l’imperante confusione è legittimo aspettarsi il peggio”.

L’allarme della polizia penitenziaria: “Urgono politiche di investimento nelle carceri”

Forte la reazione dei sindacati di polizia. “Non possiamo accettare una situazione così aberrante – dichiara Stefano Branchi, Fp Cgil Roma e Lazio – il sistema penitenziario è ormai inevitabilmente compromesso, nelle sue sfaccettature generali. Carenze organiche, di strumenti, di formazione, di risorse e strutture obsolete sono ormai la punta dell’iceberg che portano ormai a ricadute sempre più frequenti e preoccupanti per l’incolumità psico-fisica di lavoratrici e lavoratori. Urgono serie politiche di investimento nelle carceri prima che sia troppo tardi, o forse lo è già”.

“Il carcere è diventato il luogo di regolamento dei conti a colpi di pistola tra affiliali alla criminalità organizzata. Abbiamo toccato il punto più allarmante di una situazione che da tempo, inascoltati, denunciamo come di massima emergenza”, commenta il segretario generale del Spp, Aldo Di Giacomo.

“Nella casa circondariale di Frosinone i colpi arrivano, ma dalla pistola in possesso di un detenuto verosimilmente introdotta con un drone! Solo qualche giorno fa, dopo il secondo parto di una detenuta avvenuto in carcere, ci chiedevamo cos’altro dovesse accadere affinché il Governo facesse seguire alle passerelle e agli annunci atti concreti e tangibili. Ora qualcos’altro è accaduto, facendo precipitare in un colpo i nostri penitenziari ai livelli di quasi mezzo secolo fa. A questo punto, anziché i gruppi di lavoro dei giorni scorsi, crediamo che serva costituire una vera e propria unità di crisi magari sotto l’egida di Palazzo Chigi”, dice Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. E aggiunge: “Le carceri sono fuori controllo a dispetto del diuturno sacrificio delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, i quali pagano sulla loro pelle gli anni di abbandono della politica e il pressapochismo dei governi, ivi compreso quello attualmente in carica”.

“A questo punto – aggiunge il Segretario della UILPA PP Gennarino De Fazio – ci aspettiamo una convocazione immediata da parte della Ministra Cartabia per l’individuazione di soluzioni reali; in mancanza il senso di responsabilità ci indurrà, nostro malgrado, a inasprire i toni del confronto anche con vigorose proteste”.

Cartabia invia il capo del Dap a Frosinone

La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto al capo Dap, Bernardo Petralia, di annullare gli impegni per la giornata di lunedì, per andare di persona nel carcere di Frosinone, a fronte della gravità di quanto successo. È quanto si apprende da fonti di Via Arenula. Previsto in mattinata nel carcere di Frosinone l’arrivo prima il provveditore del Lazio Carmelo Cantone, poi alle 16.00 ci sarà una riunione straordinaria nell’istituto di Frosinone con il capo Dap, Bernardo Petralia, e i direttori generali del personale (Massimo Parisi) e dei detenuti (Gianfranco de Gesu).

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.