Diciotto pagine per demolire pezzo dopo pezzo l’operato del pm della procura di Napoli Henry John Woodcock. A un mese dal verdetto, il Riesame ha reso note le motivazioni che hanno spinto i giudici a disporre il dissequestro di computer e smartphone per i vertici dell’università telematica Pegaso, ennesima maxi-inchiesta del pm napoletano partita malissimo.

Secondo la Procura del capoluogo campano i vertici dell’università telematica Pegaso, nata nel 2006 e che attualmente conta su centomila iscritti e circa seicento enti convenzionati, fra cui l’Arma dei carabinieri, sarebbero riusciti a far votare un emendamento alla legge di Bilancio dello scorso anno. L’emendamento in questione, al comma 721, cambiava il regime fiscale nei confronti degli atenei privati, agevolando quindi la Pegaso.

L’emendamento in questione, come scriveva Paolo Comi su questo giornale, era stato presentato in Commissione a Palazzo Madama il 9 dicembre del 2019 dalla grillina Rossella Accoto e dal piddino Dario Stefano. Il problema, però, è che non c’è mezza intercettazione o altro fra Daniele Iervolino, presidente di Pegaso, e i due senatori che con il loro emendamento avrebbero avvantaggiato fiscalmente l’università telematica.

Nel blitz effettuato il 2 febbraio dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, vennero sequestrati telefonini e pc, con lo stesso Iervolino che per oltre un anno era stato intercettato al telefono e con cimici piazzate ovunque, a partire dalla sua auto.

Ma come evidenzia Il Mattino, che riporta stralci delle motivazioni, per i giudici del Riesame le ipotesi investigative del pm Woodcock sono frutto di “palesi equivoci, di errate ricostruzioni e di contraddizioni logiche”. I giudici poi riguardo la vicenda dell’emendamento scrivono che la Pegaso “non sa sarebbe stata l’unica beneficiaria” e che “anzi, la penalizzava nella misura in cui espressamente ne vincolava l’operatività alla mancata costituzione degli atenei non statali in società commerciali”.

La bocciatura dell’operato della Procura e del sequestro di pc e telefonini viene evidenziato ancora una volta in un passaggio delle motivazioni in cui i giudici ricordano che “il sequestro probatorio deve essere inteso come mezzo di ricerca della prova e non già della notizia di reato”.

Smontato anche l’uso delle intercettazioni disposte da Woodcock perché “nulla di anomalo” è emerso dalle utenze di Iervolino “e dei vari soggetti che, a qualsivoglia titolo, collaboravano con lui in Pegaso”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.