La gogna contro i familiari
Intervista a Lorenzo Borré: “Ecco perché attaccano me per la difesa della moglie di Soumahoro”

Entrare nello studio dell’avvocato del Diavolo incute soggezione. E se l’avvocato si chiama Lorenzo Borré viene facile trasformare i pregiudizi in realtà: venti anni fa ha difeso, da giovane assistente di studio, il criminale di guerra nazista Erich Priebke e oggi è finito sui media perché difende Liliane Murekatete, moglie del deputato verde Aboubakar Soumahoro al centro di inchieste legate alle cooperative di famiglia. Scatenando una tempesta mediatica che rivela molto dell’idea di giustizia che scorre nell’intestino del Paese.
Iniziamo a curiosare le stanze dello studio, magari ci scappa lo scoop: un drappo nazista da collezione, qualche busto mussoliniano, un reperto da Thule. Niente di tutto questo, dannazione. Lo studio dell’avvocato del Diavolo è di una noia mortale, solo stampe tibetane e Budda. Tutto è iniziato con una domanda dell’intervistato. “Perché mi vuole intervistare?”. “Mi manda la Costituzione -è la risposta- l’art.24 in particolare: la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”. E così inizia l’intervista riprendendo il giusto binario: il cronista domanda, l’intervistato risponde.
Il suo nome è ovunque avvocato, è il cattivo del giorno, il difensore dei nazisti dal quale si dovrebbe stare lontani. La signora Murekatete rimane una sua cliente nonostante il clamore?
Credo proprio di sì. Non mi ha chiesto il curriculum. Senza volerlo sono diventato un nuovo feticcio morale dell’intrattenimento populista. Il messaggio che sta passando poggia su un’aberrante logica secondo cui l’avvocato è di buona reputazione se difende le persone buone, ma è da allontanare come la peste se ha patrocinato i diritti dei cattivi. Di conseguenza è cattivo, pessimo, e stupido chiunque si rivolga all’avvocato medesimo.
Perché la signora Murekatete si è rivolta a lei?
Mi occupo da sempre di tutela della privacy e della reputazione e lei sostiene che questi suoi diritti siano stati lesi. Tutto molto semplice. Ora forse toccherà a me trovare un legale per tutelare la mia reputazione.
Perché?
Chi predica che l’avvocato che ha difeso un criminale di guerra nazista deve essere per forza un nazista, sostiene il fallimento della nostra cultura giuridica e, con esso, il collasso deontologico dell’avvocatura, con conseguente cortocircuito: applicando l’assioma della naturale contiguità ideologica tra l’avvocato e il proprio assistito si spalanca il baratro della criminalizzazione dell’avvocatura: basti pensare ai corollari che ne discenderebbero per i processi di mafia, per quelli su casi di stupro, tratta degli schiavi, traffico di stupefacenti, pedofilia. Mi dica lei se questo ragionamento possa essere quello di un difensore della legalità democratica.
Qualcuno dice che lei avrebbe addirittura protetto Priebke, è vero?
Il signore in questione, che scrive per un importante quotidiano, è incorso in un abbaglio colossale, confondendomi con un altro avvocato. Come ha visto non ho busti del ventennio in studio e nemmeno a casa, unica nota coloniale: una foto d’epoca di un guerriero dubat. Che poi sarebbe anche singolare che un nazista accetti di difendere una donna di colore, non crede? Come Lei sa ho partecipato a convegni accanto a luminari del diritto come Cassese e Onida e sa che le dico: un avvocato non democratico è una contraddizione in termini.
Forse tutto questo è spiegabile con l’espressione “business dell’attenzione”, che fa appello alle pulsioni perché è da lì che ha deciso anche di sostanziare la sua posizione nel mondo.
Conosco bene il populismo giudiziario, esercitato nelle sue varie forme. Un chirurgo opera tutti, non chiede chi è e cosa ha fatto il suo paziente. Ho la sensazione però che ciò che lamenta la mia assistita continui ancora adesso, utilizzando me come strumento.
Spieghi meglio questa sensazione.
La signora non può che essere giudicata negativamente a maggior ragione perché sceglie un avvocato cattivo, non democratico, non allineato. Perché ha scelto appunto l’avvocato del diavolo.
Lei sta facendo capire che c’è un tentativo di far apparire la sua cliente come una Circe, l’unica persona che deve pagare, al di là delle responsabilità penali che andranno accertate, per lo scandalo politico che ha coinvolto il marito, è così?
La signora Murekatete è stata gettata in un tritacarne mediatico, nella logica “colpevole a prescindere”. Una barbarie.
L’ordine degli avvocati si è fatto sentire da lei?
Già una volta intervenne in mia difesa quando venni inserito in una lista di proscrizione pubblicata su Facebook da un consigliere municipale del M5S. Oggi è tutto più grave perché è sotto attacco lo stesso concetto di libera avvocatura. Confido in una nuova ferma presa di posizione perché come disse una volta il giudice Alfonso Sabella, uno che di crimini efferati e di giustizia se ne intende, “quella dell’avvocato è una delle professioni più nobili al mondo e merita rispetto, anche i criminali peggiori hanno diritto alla difesa”.
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