Per l’onorevole Maria Elena Boschi, Presidente del gruppo parlamentare di Italia Viva alla Camera, «Grillo è l’apoteosi del due pesi e due misure. Cancella la prescrizione perché è la garanzia che nessuno resti impunito, ma se una ragazza impiega 8 giorni a denunciare uno stupro è una bugiarda». E proprio alla vigilia della presentazione degli emendamenti al ddl delega penale aggiunge: «Nei prossimi giorni scopriremo se sulla giustizia il nuovo segretario del Pd davvero vorrà tracciare una strada autonoma e non succube del Movimento 5 Stelle».

Quanto è grave il fatto che Beppe Grillo abbia usato il suo potere politico e mediatico per difendere il figlio?
Penso di essere stata la prima a reagire pubblicamente perché le sue parole mi hanno indignata profondamente. Beppe Grillo non è un privato cittadino, ma il leader di un Movimento che vanta più o meno il 30% dei parlamentari e che ha espresso sino a poche settimane fa (e per oltre due anni) il Ministro della Giustizia. Usare il suo peso mediatico e politico per cercare di influenzare giudici e opinione pubblica è vergognoso. Sia chiaro non sta a me giudicare se Ciro Grillo è colpevole, per quello ci sono i magistrati. Sarebbe interessante oggi però chiedere a Davigo, da sempre vicino alle posizioni del M5S, cosa pensi della vicenda visto che più volte ha teorizzato che “non ci sono innocenti, ma solo colpevoli che non sono ancora stati scoperti”. Per quanto mi riguarda resto garantista: anche per il figlio di Grillo vale la presunzione di innocenza.

Quanto è stato difficile per lei affrontare il linciaggio mediatico e politico quando sotto i riflettori finì suo padre?
La vicenda giudiziaria di mio padre è stata accompagnata per anni da una gogna mediatica senza precedenti e da una colata di fango e di fake news sui social che non hanno riguardato solo mio padre, ma me e tutta la mia famiglia. Ne abbiamo sofferto, ma mai una volta ci siamo permessi di sostituirci alla magistratura. Abbiamo aspettato con fiducia che parlassero i provvedimenti dei giudici e mio padre non ha avuto nemmeno una sentenza di condanna. La mia famiglia non è stata la sola vittima del giustizialismo più becero usato come clava politica dai populisti; penso alla famiglia di Federica Guidi o di Graziano Delrio, di Vasco Errani o tanti altri massacrati negli anni dai grillini in tv, ma assolti nelle aule dei tribunali. Grillo oggi si lamenta di un clima di giustizialismo sommario ma per trovare uno dei principali artefici di questo clima basterebbe che si guardasse allo specchio.

Secondo lei che ripercussioni politiche potrà avere questa polemica per il Movimento Cinque Stelle?
Non ne ho idea e non mi interessa onestamente. Sicuramente c’è un estremo imbarazzo dentro al M5S, ma i problemi politici dentro al Movimento sono ben altri e tutti legati alla gestione del potere. A me piacerebbe, però, che questa vicenda avesse delle conseguenze sulla società. Torniamo a seguire la Costituzione che prevede la presunzione di innocenza e chiudiamo la stagione dei processi sommari nei talk show. Per me, sentire un professore di diritto civile, ma soprattutto il presidente del consiglio Giuseppe Conte, affermare che giustizialismo e garantismo hanno la stessa dignità è una ferita ancora aperta. E del resto non è un mistero che uno dei punti di maggior distanza e poi di rottura con il precedente governo per noi di Iv sia stato la giustizia.

Beppe Grillo ha attaccato la presunta vittima. Quanto può incidere questo messaggio sulle altre donne che vorrebbero denunciare?
Grillo è intriso del peggior maschilismo di sempre e ci ha riportato indietro di decenni. Da donna sono fuori di me a sentire che nel 2021 si giudica ancora la credibilità di una donna da quanto tempo impiega per denunciare. Spesso servono mesi, altro che 8 giorni. A volte, solo dopo anni si elabora il dolore e l’angoscia di una violenza. Alle donne che non denunciano per paura di non essere credute o ridicolizzate suggerisco di non ascoltare Grillo ma tutte quelle donne e quegli uomini che si sono indignati per quelle parole.

Nella dichiarazione di Grillo sono rintracciabili alcuni paradossi: lui invoca la presunzione di innocenza ma è stato proprio il Movimento a recepire con qualche malumore la direttiva europea sulla presunzione di non colpevolezza. Lei è d’accordo su questo?
Grillo fa qualcosa di più grave: si sostituisce ai giudici e proclama l’innocenza del figlio senza bisogno di un processo. Lui e la moglie stabiliscono che il figlio dice la verità e che la ragazza mente. Non li ho sentiti dire che attendevano le decisioni dei giudici o che avevano fiducia nella magistratura, ma solo che il figlio è innocente. Punto. Mi hanno molto colpito oggi le parole di Cristina Pozzi, la bambina rimasta orfana a sette anni dopo aver perso l’intera famiglia nell’incidente stradale per il quale è stato condannato per omicidio Beppe Grillo. In 40 anni non ha mai ricevuto una telefonata da Grillo per sapere come stesse o chiedere scusa. Il suo dolore pareva non contare.

Inoltre Grillo si è lamentato di una indagine troppo lenta nei confronti del figlio. Non ritiene che anche questa sia una contraddizione se consideriamo l’opposizione del Movimento 5 Stelle all’istituto della prescrizione che scongiura la possibilità di rimanere “imputato a vita” come sottolineato spesso dall’Unione delle Camere Penali Italiane?
L’unica cosa su cui concordo è che indagini e processi dovrebbero essere brevi, ma per tutti i cittadini non solo per i figli di quelli famosi. Per il resto, Grillo è l’apoteosi del due pesi e due misure. Cancella la prescrizione perché è la garanzia che nessuno resti impunito, ma se una ragazza impiega 8 giorni a denunciare uno stupro è una bugiarda. Comunque non mi pare che la coerenza sia un problema per M5S. Basti pensare alle posizioni su tav, tap, Pd come “partito di Bibbiano” o alla firma di Toninelli per bloccare le navi cariche di migranti salvo ritenere allo stesso tempo Salvini responsabile di sequestro.

A proposito di prescrizione: venerdì scade il termine per gli emendamenti al ddl delega penale. Un vero banco di prova per la maggioranza ma anche per il metodo dialogante proposto fin da subito dalla Ministra Cartabia. Con quale spirito si avvicina Italia Viva all’appuntamento?
Presenteremo degli emendamenti sui temi per noi fondamentali: dalla prescrizione alle garanzie difensive, dalla soppressione del giudice monocratico in appello a forme di ristoro automatico in caso di irragionevole durata del processo. È cambiato il governo ma noi non abbiamo cambiato idea sulla giustizia. Chiaramente, oggi abbiamo una Ministra diversa che ha come faro la Costituzione e il garantismo e abbiamo fiducia nel suo lavoro.

Non ritiene che in questi anni il giustizialismo abbia attecchito anche a sinistra? Non pensa che anche il Pd abbia la sua bella fetta di responsabilità da questo punto di vista?
Il Pd guidato da Zingaretti sicuramente ha avuto la responsabilità di seguire il M5s sulla giustizia quando avrebbe potuto fare con noi delle battaglie per difendere il garantismo. In molte occasioni ho fatto fatica a riconoscere alcuni vecchi compagni del Pd mentre sostenevano alcune indifendibili posizioni di Bonafede. Anche sul tema delle carceri e della funzione riabilitativa della pena avrei sperato in un sostegno diverso da parte del Pd. Mi auguro che con Letta cambi qualcosa. Nei prossimi giorni scopriremo se sulla giustizia il nuovo segretario davvero vorrà tracciare una strada autonoma e non succube del M5s, come ha annunciato.

Il caso del figlio di Grillo comunque riporta l’attenzione sul tema dei processi mediatici. Eminenti studiosi, come Ennio Amodio in “Estetica della Giustizia penale”, hanno ben descritto le distorsioni del fenomeno e le ripercussioni sulla figura dell’indagato/imputato. Lei ritiene che esista questo problema e che bisognerebbe cominciare a risolverlo spezzando il legame tra magistrati e una certa stampa “embedded” alle Procure?
Non c’è dubbio che il legame che esiste tra una certa parte della magistratura e parte della stampa sia uno dei problemi giganteschi del nostro sistema giustizia. E vi fa onore che, quasi in beata solitudine, continuiate a denunciarlo. Il diritto di cronaca non attribuisce il diritto alla insinuazione o alla diffamazione. Quando penso alla fuga di notizie regolarmente pubblicate o ai contenuti di intercettazioni telefoniche spiattellate sui giornali in aperta violazione delle norme e senza alcuna vera sanzione, faccio fatica a pensare ad uno Stato di Diritto, erede di Beccaria. Quante vite sono state rovinate da ingiusti processi mediatici, quante carriere politiche distrutte perché ormai conta più un avviso di garanzia che una sentenza definitiva di assoluzione. Ormai però il problema non è più solo per stampa o tv. Si è allargato alla novella agorà, i social.

In linea generale, è evidente che il nostro Paese soffra da troppo tempo di populismo penale. Come si inverte la tendenza verso un diritto penale liberale e del giusto processo?
Intanto dobbiamo rieducarci alla lettura e alla difesa vera e non di facciata della Costituzione. Lì si trova già tutto. Cominciamo a studiarla davvero e non alla facoltà di giurisprudenza ma fin dalle elementari. Chiaramente il parlamento deve intervenire per garantire un processo giusto e celere affinché possa ripristinarsi il rapporto di fiducia tra i cittadini e la giustizia, ma penso che la prima sfida sia culturale. Solo se alcuni valori sono condivisi e riconosciuti come patrimonio di tutti, potremmo pensare di cambiare un clima giustizialista e di odio. Spero che l’attuale maggioranza, oltre ad affrontare le emergenze sanitarie, economiche e sociali possa contribuire a ripristinare un confronto politico e pubblico più civile.