Verso l'elezione del nuovo Papa
Intra omnes, il libro (gratuito) per un Conclave inclusivo
Rovesciare, in senso teologico e culturale, la logica del Conclave: intra omnes è un libro provocatorio ma necessario non solo ai cardinali

Ciò che si salva, lo è perché è incluso.
Mi torna alla mente un’immagine biblica, forse ardita ma sorprendentemente eloquente, ed è quella di Noè che, prima del diluvio, fa entrare nell’arca ogni creatura “secondo la propria specie” prima che le acque caotiche sommergano la terra. Non si tratta di una fuga dalla storia né di una selezione escludente quanto piuttosto di un gesto di custodia responsabile, un discernimento che permette a ciò che è vitale di attraversare la crisi e riemergere nel futuro.
È con questo spirito che si presenta Intra omnes, il volume curato da Andrea Grillo e Luigi Mariano Guzzo e pubblicato da Queriniana: si tratta di un’opera corale e necessaria, pensata per accompagnare il cammino sinodale della Chiesa e offrire, senza pretese ingerenze, una riflessione fraterna in vista del prossimo conclave. Il titolo stesso, che capovolge il tradizionale Extra omnes con cui si apre la clausura cardinalizia della fase elettorale e rivendica una postura opposta: “Tutti dentro”, come ha scritto papa Francesco nella sua autobiografia, perché non esiste salvezza autentica che non passi per un’apertura radicale.
Il libro, scaricabile gratuitamente in formato digitale sul sito della casa editrice, si presenta come una lettera collettiva composta in forma di glossario. Ventisei autori e autrici — tra cui teologi, filosofi, biblisti, sociologi, giuristi, giornalisti — sono stati chiamati a riflettere su altrettante parole-chiave, scelte per illuminare le grandi questioni della vita ecclesiale contemporanea. Si va da Abusi a Vocazione, attraversando temi come Donna, Potere, Popolo, Credibilità, Sinodalità, Giovani, Tradizione, Papa.
Ogni voce è, a un tempo, diagnosi e prognosi: alcuni capitoli in qualche modo demoliscono impianti logori non esitando a tracciare percorsi inediti; tutti, comunque offrono elementi per pensare la Chiesa come corpo vivo, capace di riformarsi senza perdere sé stessa. Quello che emerge non è un lessico dogmatico né un manifesto ideologico bensì un esercizio ecclesiale di parresia, quel parlare franco e responsabile – che non è gentile concessione ma espressione del sensus fidei – prende qui forma di scrittura condivisa e di parola pubblica. Si percepisce il respiro di una comunità che abita sia la ferialità che la festività dei giorni, e che si interroga sulle sfide del presente alla ricerca, con umiltà e lucidità, di custodire il Vangelo nel tempo delle contraddizioni.
Un collettivo che discerne
Il valore più significativo del volume risiede nella sua natura coralmente sinodale. Non vi è una voce dominante né un orientamento imposto ma si afferma una prassi coraggiosa ovvero pensare insieme, nel pluralismo delle prospettive, assumendo la diversità come forma di comunione e non come minaccia. Ogni parola scelta diventa l’occasione per interrogarsi su ciò che oggi rischia di smarrirsi: l’autorevolezza dei pastori, la corresponsabilità dei laici, la centralità degli ultimi, la dignità delle donne, la custodia del creato, la credibilità dell’annuncio evangelico,così come il ruolo dei giovani in una stagione attraversata da disorientamenti multipli e da tempi poli-critici.
Faccio qualche esempio. La voce Abusi, affidata a Roberto Maier, non si limita a denunciare i crimini della pedofilia clericale, ma affronta il nodo più profondo del rapporto tra autorità e sacro, tra istituzione e impunità. Donna, trattata da Cristina Simonelli, riporta la questione femminile al suo statuto teologico, al di là di ogni retorica sociologica, ponendola come tema strutturale dell’ecclesiologia. Sergio Massironi nella voce Potere, riflette con lucidità sullo scarto tra la Chiesa che si dice serva e povera e le dinamiche interne che talvolta la rendono autoreferenziale. Giovani, nella riflessione di Paola Franchina, è un grido di interrogazione sincera: perché il Vangelo, capace di trasformare la storia, oggi non riesce più a parlare al cuore delle nuove generazioni?
Non mancano pagine di grande spessore spirituale e intellettuale. Penso ai capitoli curati da Marcello Neri, nel lemma Papa, la quale riflette sul ministero del vescovo di Roma come figura di comunione, capace di abitare l’ambiguità dell’autorità con discernimento evangelico. Linda Pocher, in Vocazione, riconduce il termine alla sua radice battesimale, liberandolo da una visione esclusivamente clericale e restituendolo alla pienezza dell’umano. Giuseppe Guglielmi, infine, rilegge Tradizione come realtà dinamica e vitale, non un deposito statico ma un’eredità viva che si rinnova attraverso il tempo senza smarrire la propria identità.
Una Chiesa che ascolta senza soluzioni “precotte”
Intra omnes si configura anche come atto politico, nel senso più alto del termine poiché prende parte al destino della polis ecclesiale non per regolare poteri, bensì per coltivare autorevolezza. La radice etimologica del verbo latino augere, che rimanda alla crescita della pianta rende bene l’idea: si tratta di far maturare una Chiesa che non impone ma accompagna, che non chiude ma discerne. Questo libro quindi nasce dal basso e guarda in alto. proponendo piuttosto un processo che una ricetta precotta. Invita i cardinali — e con loro l’intero popolo di Dio — a non tirare giù saracinesche temendo il confronto nel rifugio di asserzioni blindate. Se l’arca continua a essere figura ecclesiale, non può ridursi a rifugio per pochi: deve tornare a essere una casa per molti, abitabile anche da chi cerca, da chi inciampa, da chi ritorna e persino da chi ancora non sa. Come nella parabola del Padre misericordioso, c’è spazio per entrambi i figli: quello che ha sbagliato e rientra in-se-stesso tornando a casa accolto con festa, e quello che è rimasto fedele e fatica spesso a comprendere il paradosso del padre dal cuore grande. Un figlio anch’esso chiamato alla stessa gioia, profezia di una Chiesa che ascolta prima di assolvere, che accompagna prima di giudicare.
L’aspetto stilistico del saggio, poi, non è secondario. Il libro è scritto con chiarezza e precisione, senza tecnicismi, accessibile a una platea larga e non riservato a specialisti. La sua forza consiste nel proporre parole che scuotono indicando una direzione senza pretendere di esaurirla. In tempi di crisi diffusa, tra calo delle vocazioni, marginalizzazione del cristianesimo europeo, disaffezione giovanile e fragilità istituzionale, Intra omnes non cede alla nostalgia né all’irrigidimento. Sceglie invece la via dell’ascolto e della cura come categorie assunte come posture teologico-culturali che si trasformano in strategie pastorali.
Una grammatica aperta al possibile
Alla fine della lettura, il libro si rivela per ciò che realmente è: una grammatica aperta del possibile non un repertorio di risposte precostituite. E, tornando all’immagine dell’arca, forse oggi — come all’inizio della Genesi — occorre ancora chiamare per nome, uno a uno, coloro che si desidera salvare. Non perché siano migliori, ma perché sono figli. Se qualcosa questo libro suggerisce con forza, è che il futuro della Chiesa non si costruisce nei giorni chiusi di un conclave ma nel lavoro paziente dell’ascolto quotidiano, sostenuti dal coraggio di una riforma che procede senza voltarsi indietro. Ecco perchè nessuno può dirsi fuori da questo cammino. Quindi tutti dentro, intra omnes appunto.
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