Vincenzo De Luca ne ha per tutti. Oggetto della sua rabbia, ieri nella consueta diretta Facebook, è stato il ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo guidato dal dem Dario Franceschini. Ministero che avrebbe inviato una lettera all’indirizzo del governatore ammonendolo per i suoi tentativi di cambiare la burocrazia quando si tratta di procedimenti che coinvolgono zone industriali, spiegando che la tutela del paesaggio viene prima di tutto. Sempre.

«Abbiamo approvato in Consiglio regionale – ha spiegato De Luca – alcune misure di semplificazione sulla riduzione dei tempi per approvare alcune varianti urbanistiche, una proroga del Piano casa e alcuni interventi nelle zone Asi. Apprendiamo che il Ministero della Cultura contesta queste decisioni di semplificazione burocratica, incredibilmente. Ci è arrivata una lettera del rinato Ministero della Cultura, io ero fermo al Mibact e mi ero dimenticato che un anno fa hanno cambiato i titoli dei Ministeri perché noi siamo moderni, in cui la responsabile dell’ufficio legislativo, che ci mette in mora, spiega alla Regione cosa significa la tutela del paesaggio. Annalisa Cipollone, questa dirigente del Ministero – ha continuato il governatore – ci informa che la Convenzione europea del paesaggio, nel deliberato dell’ottobre 2000 a Firenze, stabilisce che il termine “paesaggio” designa una determinata parte del territorio così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Quindi oggetto della protezione sono tutti i paesaggi, e non solo i beni soggetti a vincolo paesaggistico».

Da qui la solita ironia al veleno che caratterizza tutti i suoi discorsi: «Cioè tutto è paesaggio – ha ironizzato De Luca – le cime dei pioppi cipressini, i rami dei platani, se in un territorio c’è un accumulo di ecoballe che è diventata parte del paesaggio per qualcuno va tutelata. Tutto è paesaggio, secondo questa dirigente del Ministero della Cultura». Ciò che preoccupa De Luca in questa fase, è l’attuazione del Pnrr che impone tempi brevi, scadenze improrogabili, quindi procedure veloci. «Nei prossimi mesi cominceremo a misurare le difficoltà sul Pnrr non solo per quanto riguarda i progetti, ma anche perché in tante realtà della pubblica amministrazione italiana, a cominciare dalla realtà dei Ministeri a Roma, non è cambiato niente. Continuiamo a essere bloccati da una palude burocratica che ancora non si riesce a cancellare – ha detto De Luca – Abbiamo centinaia di dirigenti nei vari Ministeri la cui principale attività consiste nel bloccare le attività di rilancio economico e di trasformazione urbana. Alcuni hanno come missione propria quella di mandare al manicomio chi amministra nei territori».

De Luca ha proseguito: «Io non ho il bene di conoscere la dottoressa Cipollone, che ci ha mandato queste contestazioni. Pensiamo che con le centinaia di dottoresse Cipollone che abbiamo nei vari Ministeri d’Italia saremo in grado di realizzare il Pnrr? Al massimo potremo farci un brodino vegetale, con tutte le Cipollone sparse per i Ministeri. Rischiamo di non muovere una foglia». Forse per una volta, il governatore ha ragione. La palude burocratica nella quale naviga, anzi, è immobilizzato il Paese andrebbe finalmente bonificata.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.