Dopo Hamas, Hezbollah e Bashar al-Assad, il nuovo nemico che rappresenta un pericolo strategico per la sicurezza di Israele sono i ribelli Houthi dello Yemen. Nonostante i successi militari israeliani in Libano e Siria, sono proseguiti gli attacchi a colpi di droni e missili balistici da Sanaa e Hodeidah verso Tel Aviv.

L’ultimo della serie è avvenuto nelle scorse ore, quando un drone è stato intercettato ma i suoi rottami hanno provocato ingenti danni a una scuola a Ramat Gan. Secondo l’esercito israeliano, il missile balistico è stato arginato dal sistema di difesa aerea a lungo raggio Arrow e le sirene sono suonate nel centro di Israele a causa del timore di caduta di schegge. L’edificio è crollato apparentemente a causa di un grosso pezzo di detriti che ha colpito la zona. Poco dopo è partito l’attacco, senza precedenti per forza, contro il nord dello Yemen. Il bollettino è di 9 persone uccise: 7 sono morte in un attacco al porto di Salif e gli altri in 2 attacchi all‘impianto petrolifero di Ras Issa – afferma il canale tv Al Masirah – nella provincia occidentale di Hodeidah.

Gli attacchi hanno preso di mira anche 2 centrali elettriche centrali a sud e a nord della Capitale, Sanaa. L’esercito israeliano ha affermato di aver “condotto attacchi precisi su obiettivi militari Houthi nello Yemen, inclusi porti e infrastrutture energetiche a Sanaa”. Le offensive aeree israeliane notturne nello Yemen erano mirate a paralizzare tutti e tre i porti utilizzati dagli Houthi e sostenuti dall’Iran sulla costa del paese. Tutti i rimorchiatori utilizzati per portare le navi nei porti sono stati colpiti, così come – nel precedente attacco al porto di Hodeidah – le gru per scaricare le spedizioni.

Ora Israele ritiene che tutte le attività nei porti controllati dagli Houthi siano paralizzate. L’Aeronautica militare israeliana si è preparata per diverse settimane. Decine di aerei hanno partecipato agli attacchi, tra cui caccia da combattimento e aerei spia, a circa 2.000 chilometri da Israele. Gli “obiettivi militari” degli Houthi sono stati colpiti al porto di Hodeidah, che Israele ha già colpito 2 volte in precedenza, e per la prima volta a Sanaa. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un avvertimento ai leader Houthi: “Il lungo braccio di Israele vi raggiungerà. Chiunque sollevi una mano, verrà mozzata. Chiunque colpisca (noi) verrà colpito più volte”. Nel frattempo il portavoce capo dell’Idf, Daniel Hagari, ha spiegato che tra gli obiettivi colpiti negli “attacchi precisi” c’erano “porti e infrastrutture energetiche” nella Capitale controllata dai ribelli, che gli Houthi hanno sfruttato per “le loro azioni militari”.

Intanto il governo legittimo yemenita spera che a Sanaa possa accadere quanto accaduto in Siria l’8 dicembre scorso, e per questo ha dato vita a un comando militare unificato in coordinamento anche con alcuni focolai di proteste sorti nelle zone in mano agli Houthi. Da Aden però chiedono a Israele di seguire una strategia simile a quella adottata con gli Hezbollah, fatta anche di raid mirati contro la leadership del gruppo Anṣār Allāh, e di non colpire solo le loro infrastrutture.

Secondo quanto spiega al Riformista l’analista yemenita, Maged Al-Madhaji, del Sana’a Center for Strategic Studies, «si tratta di un attacco senza precedenti che ha colpito in modo particolare le infrastrutture del paese controllate dagli Houthi, colpendo quindi anche le fonti di sostentamento di base degli yemeniti». «Prevediamo che gli attacchi Houthi continueranno contro Israele perché sono legati a un’agenda internazionale, e quindi non si fermeranno davanti a questi raid aerei. Il lancio di droni e missili contro Israele è legato a interessi regionali e all’ideologia estremista di questo gruppo, che ha come interesse quello di proseguire nella fase di destabilizzazione dello Yemen», aggiunge.