Sono tornati sulla scena i “falchi” della Bce e con il loro “capo”, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, chiedono che venga avviato il progressivo rientro degli acquisti straordinari di titoli. Weidmann, in particolare, sostiene che, ormai, dati i risultati raggiunti nell’azione di contrasto della pandemia, al programma di acquisti pandemico “Pepp” bisogna togliere la “P” iniziale ( Pandemic, appunto), dovendosi riservare tali misure per situazioni straordinarie sul piano sanitario.

Poiché l’inflazione nell’area è ora al 3 per cento (non quella “core”, però, molto più bassa), se si continua con una politica monetaria fortemente espansiva e con le spinte salariali, trascurando i rischi dell’aumento dei prezzi, l’inflazione potrebbe registrare un’impennata. Meglio, dunque, secondo Weidmann, agire d’anticipo. Alla base vi è il non detto del target dell’inflazione che sancisce il mantenimento della stabilità dei prezzi fissato, con la revisione della politica monetaria, nel 3 per cento simmetrico. Questo, però, deve essere considerato in una prospettiva non di breve periodo per rendere necessario un intervento della Bce al fine di non fare oltrepassare il limite in questione, in ottemperanza del mandato conferitole dal Trattato Ue.

Alla ben nota da tempo posizione del presidente della Bundesbank si sono subito allineati, addirittura precedendolo, i Governatori, “alleati-satelliti”, delle Banche centrali dell’Olanda e dell’Austria. La seduta del 9 settembre del Consiglio direttivo della Bce probabilmente non sarà una “ passeggiata”, anche se i “ falchi” alla Weidmann sono, nell’organo, in una netta minoranza rispetto alle “colombe” o, comunque, rispetto a coloro che non sono vittime di una visione iper-rigoristica. Nel secondo gruppo, vi è certamente l’italiano, membro del Comitato esecutivo, Fabio Panetta, economista, tra i maggiori esperti europei e internazionali nel campo bancario e finanziario: un personaggio tenace nella dialettica e sempre documentato a supporto delle linee sostenute.

In linea generale, anche il governatore Ignazio Visco non fa di certo parte dello schieramento (ammesso che così si possa definire, non di rado mutando le posizioni) del rigorismo a tutti i costi. È probabile, però, che il confronto duro venga rinviato e che, magari, nelle dichiarazioni post-riunione e forse anche nel comunicato finale della seduta possa essere inserita l’esigenza di una ulteriore riflessione sul tema sollevato in vista delle successive riunioni. Una parte delle decisioni dipenderà pure dalle stime economiche che dovrebbero essere esposte nella seduta. In effetti, anche valutando in punto di stretto diritto, non esistono ancora le condizioni, come del resto accennato, perché scatti l’obbligo di intervenire da parte dell’Istituto centrale.

Tutto ciò, unito alla circostanza che bisognerà definire le normative europee per la finanza pubblica per quando all’inizio del 2023 sarà cessata la sospensione del Patto di stabilità e di una parte della disciplina degli aiuti di Stato, costituisce il suono di una campana per il Governo Draghi. Non è immaginabile che da una politica monetaria accomodante si passi “ ex abrupto” a un’altra restrittiva, ma il livello della forza espansiva del governo della moneta è destinato a ridursi. E, con tale eventualità, è destinata a ridimensionarsi pure l’azione di supplenza che, di fatto benché istituzionalmente impropria, la Bce ha svolto e sta svolgendo per il finanziamento dei Tesori dell’Unione. Si accrescono, dunque, il peso e le responsabilità della politica economica, anche e soprattutto del nostro Governo.

Un coordinamento, a livello europeo, sembra sempre più necessario tra “ fiscal policy” e politica monetaria, mentre il quadro internazionale non appare stabile, gli sviluppi della pandemia sono ancora incerti e gli impatti della tragica vicenda afghana e delle situazioni geopolitiche sono destinati a non essere assorbiti a breve. Riforme di struttura collegate al Piano di ripresa e resilienza, legge di bilancio e iniziative a livello europeo sono impegni strettamente coerenti e collegati. Nel modo in cui saranno affrontati e nei risultati che saranno conseguiti si potrà constatare la capacità del Governo. Sarà, questa, la vera prova regina del suo operare, al di là delle vuote parole che vengono pronunciate nelle cronache sulle sorti magnifiche e progressive e sulla taumaturgia del premier Mario Draghi che, per primo, certamente rigetta melliflue adulazioni.