La fake news era stata studiata nei minimi particolari, al fine di delegittimare l’elezione di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti. Due cittadine americane avrebbero commissionato ad un avvocato italiano documenti falsi, fatti poi circolare sul web per dare finta prova di come Leonardo – la principale società di difesa spaziale italiana –  fosse stata in grado di falsificare l’esito dello spoglio del 2020 attraverso avanzata tecnologia satellitare, portando di fatto alla sconfitta di Donald Trump. Il tutto al grido di “Italy did it”: col Bel Paese, nella trama romanzata, epicentro del terremoto elettorale.

Barack Obama e Matteo Renzi nella fake news

Il caso giudiziario nato dopo un esposto di Leonardo alla procura di Napoli – e sul quale lavorano FBI e Congresso statunitense – , vede ora la nota azienda italiana ricorrere per diffamazione nei contorni di una storia a cui centinaia mi migliaia di americani hanno creduto, e che tra i personaggi della trama includeva anche l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e l’ex Premier italiano Matteo Renzi, responsabili secondo la fake news di ideare l’ordine direttamente dall’ambasciata americana di Via Veneto.

Italygate: i protagonisti

La mente dietro il piano, diffuso sul web con l’hashtag #Italygate e #Italydidit sarebbe stata Maria Strollo Zack, lobbista vicina all’area trumpiana e a capo dell’organizzazione Nations in Action. La vicenda viene spiegata nei particolari da Repubblica, che ricorda come altri tre protagonisti del reato siano a processo a Roma: si tratta di Michele Roosevelt Edwards, del suo braccio destro Carlo Goria e dell’avvocato Alfio d’Urso.

La vicenda della fake news è stata ricostruita ieri mattina in aula di fronte al giudice monocratico di Roma: D’Urso redige sotto indicazione di Maria Strollo Zack una dichiarazione giurata con la quale conferma la cospirazione, attestando che tale Arturo D’Elia, dipendente della Leonardo, avesse dichiarato all’autorità giudiziaria di Napoli di aver partecipato ad una campagna di hackeraggio al fine di reperire 10 gigabyte di dati riservati appartenenti all’azienda.

Le prove

Tra le prove più schiacciante emerse finora, c’è un documento sul laptop di D’Urso: un contratto di consulenza da 100mila euro annuali proprio con l’organizzazione della lobbista trumpiana. Solo parte del budget stanziato per architettare il decollo della fake news. E poi ad altri 200mila euro provenienti da da USAerospace (società spaziale americana è diretta concorrente di Leonardo) per la consulenza nella trattativa per l’acquisto di Alitalia. Ma i sospetti iniziali di aggiotaggio sono stati già archiviati a causa dell’assenza di perdite significative di Leonardo. In un processo che si preannuncia tortuoso, la magistratura italiana, l’FBI e il Congresso dovranno far luce sugli alti stakeholders dell’Italygate.

Redazione

Autore