I recenti aumenti del prezzo del carburante, schizzata nel volgere di pochi giorni a livelli record, con stazioni che fissano la benzina ormai a 2,50 euro al litro, sono “una colossale truffa”. 

A dirlo non è qualche automobilista che deve fare i conti col proprio portafogli ma il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ospite di SkyTg24 Progress, il ministro ha spiegato che “non esiste una motivazione tecnica per cui questi carburanti siano così costosi, il mercato ha alzato i prezzi in maniera irragionevole e lo stanno pagando le nostre imprese”. 

Per Cingolani infatti “i prezzi dell’energia stanno crescendo in maniera assolutamente scorrelata dalla realtà dei fatti, siamo in presenza di una colossale truffa che viene dal nervosismo del mercato ed è fatta a spese delle imprese e dei cittadini”.

La soluzione secondo il ministro è mettere un tetto ai prezzi, in modo da “bloccare questa spirale speculativa”. Secondo il titolare del dicastero nato col governo Draghi il fronte su cui lavorare per fermare questa bolla è quello dei prezzi del gas in Europa: “È necessario stabilire un prezzo massimo oltre il quale gli operatori europei non possono andare, è fondamentale. Chiunque esporta gas non può fare i conti senza l’Europa: serve un tetto massimo per il prezzo del gas, un costo appetibile da non affossare il mercato; si può discutere intorno ad una cifra di 80 euro megawatt/ora che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa”.

Quanto alla dipendenza italiana dal gas russo, un errore sottolineato dallo stesso Cingolani e dal presidente del Consiglio Mario Draghi in Parlamento, il ministro ha spiegato che se Mosca dovesse chiudere domani i rubinetti del gas “avremmo scorte per otto-nove settimane”.

A rischio il blocco del Paese

Una situazione, quella dei prezzi del carburante, che si è fatta insostenibile per gli autotrasportatori. Lunedì 14 marzo è atteso infatti la sospensione a livello nazionale dei servizi “per cause di forza maggiore”, ovvero l’esplosione dei costi del carburante.

Ad annunciarlo è stato nei giorni scorsi Trasportounito precisando come non si tratti di uno sciopero né di una rivendicazione specifica, bensì di un’iniziativa finalizzata a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità del settore.

Una ‘protesta’ che la commissione di garanzia per lo sciopero ha però fermato rilevando il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni” e “l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione”. Insomma, la mobilitazione dei camionisti è stata indetta all’improvviso e senza comunicare la sua effettiva durata.  Ora bisognerà capire cosa succederà nelle prossime ore: se la protesta verrà confermata o annullata.

Ma la sola notizia della protesta ha generato una psicosi nazionale che ha visto prendere d’assalto i supermercati per fare scorte di prodotti alimentari e non solo. 

La notizia dello sciopero degli autotrasportatori ha mandato completamente nel panico gli italiani che subito sono corsi ai ripari prendendo d’assalto gli scaffali di farina, acqua, mele, latte a lunga conservazione, olio, pasta e beni di prima necessità e a lunga conservazione.

In alcuni supermercati sono comparsi anche i cartelli che spiegano che la spesa va razionata: “Per assicurare l’approvvigionamento ed evitare speculazioni, abbiamo dovuto contingentare l’acquisto delle seguenti merceologie: farina, massimo 5 kg, olio di semi, massimo 5 lt, pasta di semola, massimo 10 kg”. In pratica ogni cliente non può comprarne in quantità superiore.

In questo scenario si assiste a un drammatico rincaro dei costi degli alimenti. Per esempio una bottiglia di olio di semi di girasole in una settimana è passata da 1,20 euro a 2,40 euro. Ed è questo uno dei prodotti di cui Russia e Ucraina sono i maggiori produttori al mondo. Più cari pasta, pane ma anche frutta e verdura. Tutto aumenta in media dal 15 al 30%. Un pacco di pasta è passato da 0,45 euro a 0,65. E nei prossimi giorni potrebbe arrivare a 0,85 euro.

Redazione

Autore