Perché Papa Francesco non è andato a Firenze il 22 febbraio 2022 all’incontro dei sindaci e dei vescovi dei paesi del Mediterraneo? Non per i problemi al ginocchio, quelli erano semmai la scusa per “marcare visita”. Il motivo in realtà era politico: il Papa non voleva incontrare l’ex-ministro dell’Interno Marco Minniti ed altri “implicati nell’industria delle armi”. Tanto rivela il blog “silerenonpossumus” (non possiamo tacere), che si vanta “di fornire uno sguardo sulla Chiesa e sul mondo da dentro lo Stato della Città del Vaticano”.

Lo straordinario della “faccenda” riguarda non tanto la fantasia degli autori del blog (tutti rigorosamente anonimi, come si fa nella migliore pratica della mancata trasparenza!) ma che venga ripreso addirittura da il manifesto. E così vediamo in che modo destra e sinistra si saldino tra loro. Ma al di là di questo, la fantasiosa ricostruzione del blog sconfina nel paradossale. Secondo quanto si scrive, nell’incontro a porte chiuse con i vescovi italiani riuniti in assemblea che si è svolto il 23 maggio, papa Francesco avrebbe motivato il suo mancato viaggio a Firenze per non incontrare Minniti & Co. A domanda, avrebbe risposto così. Ma la sorpresa è un’altra. Cioè che di fronte alla risposta del Papa, scrive il blog, “è intervenuto l’Arcivescovo di Firenze, Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Giuseppe Betori, il quale ha detto al Papa: ‘Padre Santo Lei è stato informato male perchè c’erano due convegni. C’era il convegno dei vescovi e quello dei sindaci che lo ha organizzato il sindaco Nardella. Ci siamo uniti solo successivamente, l’ultimo giorno’.

Francesco ha quindi ribattuto: ‘No, no, tu puoi continuare a dire quello che vuoi, a me hanno detto che c’erano questi signori e ho visto i video di questi invitati, c’era anche Minniti’. Il Cardinale Betori ha continuato a dire al Papa che non era il medesimo convegno ma il Papa ha concluso dicendo: ‘No, no, io ho visto. Poi mi hanno fatto vedere quando erano al ministero quali leggi hanno fatto, sono dei criminali di guerra e ho visto anche i campi di concentramento in Libia dove tenevano questa gente che loro hanno respinto’!”. Ricostruzione veramente fantasiosa se appena si conosce il cardinale Betori, un bravo sacerdote di sicuro, ma fuori posto nel ruolo di aprire un contraddittorio con il Papa. E poi, diciamolo pure, un blog che scrive “Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Giuseppe Betori” e “Padre Santo” (‘Santo’ già in vita…?) probabilmente vive ancora nell’Ottocento (o forse anche prima…) e non appare molto attendibile.

Insomma vale la pena di portare avanti un’altra lettura, con buona pace de il manifesto che si presta a dare credito a chissà chi. Infatti la ricostruzione è appoggiata su niente, come nel migliore dei mondi cattolici: quali sono le fonti? Da dove viene il virgolettato? E trattandosi di un articolo non firmato ma solo siglato, dentro un sito in cui si parla di una “redazione” ma non c’è un solo nome – solo richiesta di soldi – il sospetto che si tratti di una farloccata davvero diventa molto alto. Farloccata che forse racconta un’altra storia. Questa sì, assai seria. Tutti sappiamo come è andata a finire quella assemblea dei vescovi italiani: cioè con la scelta del cardinale Zuppi primo della terna per il nuovo presidente, confermato alla velocità del suono da Papa Francesco. Ecco allora che si avanza un sospetto. Nel fantasioso dialogo a porte chiuse, forse si voleva gettare un’ombra proprio sul Papa e proprio sul cardinale Zuppi quale scelta di papa Francesco stesso. Insomma, è un messaggio trasversale, tipico del mondo cattolico, per dire e far sapere all’arcivescovo di Bologna che ci sono orecchie in ascolto attente e bocche pronte a far circolare indiscrezioni. Del resto, già un blog con quel nome, rinvia a modalità operative da indiscrezioni, lettere anonime, maldicenze, pettegolezzi.

Ed è qui che si annida uno dei veri problemi della Chiesa cattolica, in Italia e non solo. Il tanto famigerato e desiderato “rinnovamento” – si chiami ‘parrusia’ come una volta ha detto il Papa, cioè parlare liberamente; la tanto sbandierata ‘sinodalità, chimera che nessuno sa come sia fatta – casca dentro modi di agire, di comportarsi, di parlare, che vanno in tutt’altra direzione. E certamente un nuovo presidente della Cei, da solo, non può cambiare una mentalità incancrenita, visto che il libero dibattito nella Chiesa non esiste. Infatti proliferano i blog tradizionalisti, si sprecano le critiche da destra e da sinistra, e manca l’unica condizione davvero necessaria: il dialogo e il dibattito sulle diverse posizioni per arrivare poi a delle sintesi efficaci e soprattutto vincolanti. Accade perché anche qui è in atto una sofisticata strategia che punta a disinformare. I problemi della Chiesa italiana non riguardano la nuova presidenza della Cei o la visita mancata del Papa a Firenze o se il Papa sia in sintonia o meno con i vescovi sulla diagnosi e sulla prognosi della situazione della Chiesa in questo paese.

Magari fosse così! In realtà i problemi della Chiesa italiana sono molto più gravi, come si ostina a dire ogni tanto un sito serio (vi invito a frequentarlo) come www.settimananews.it (dei Dehoniani di Bologna). E i problemi veri si chiamano formazione dei preti, capacità di coinvolgere dei laici competenti nelle scelte da fare, pastorale inesistente verso i giovani (infatti per la fascia di età dai 17 anni in su in parrocchia non esiste), pastorale familiare in grande affanno. Non a caso – ad esempio – papa Francesco ha dedicato quest’anno a valutare l’impatto che ha avuto l’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” del 2016 sulla pastorale familiare. Si tratta, per intenderci, del documento conclusivo dopo due Sinodi dei vescovi, che ridisegna l’approccio della Chiesa verso le famiglie, con una piccola apertura verso i divorziati e risposati che è diventato un vero e proprio “casus belli”. E che comunque è solo una nota (la 451) dentro un documento ampio e complesso. Ma tant’è, quella piccola nota ha reso difficoltosa la ricezione del documento in tutto il mondo, come ha documentato venti giorni fa un convegno di studio dell’Università Gregoriana e del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la Scienze del Matrimonio e della Famiglia (diretto da mons. Vincenzo Paglia). E così tra lotte intestine, veti incrociati, dispute teologiche piuttosto inutili, la Chiesa in Italia segna il passo e resta poco capace di parlare ai concittadini.

Ecco allora emergere a passo di carica (papale), il carisma del cardinale Zuppi. Ma sarà capace, un uomo solo, di impartire una nuova rotta a tutta la situazione? Certamente la risposta è negativa, se prima non si affrontano i nodi irrisolti: dal proliferare dei siti tradizionalisti al vezzo costante di riverire il potente di turno davanti, disfacendo e distruggendo di nascosto. La Chiesa insomma è un’immensa tela di Penelope che non porta da nessuna parte fino a quando non si porrà mano davvero alle situazioni e fino a quando non si deciderà di mettere seriamente a tema l’importanza di avere una linea per davvero comune e sensata. Per riuscire a farlo, serve avere una cultura del dialogo e del dibattito ed una capacità di dipanare i nodi irrisolti. Che si chiamano – qui come altrove – senso e desiderio del potere, narcisismo ecclesiale, controllo delle coscienze, mentalità da ‘buco della serratura’.

Ve lo vedete voi un sacerdote o un vescovo, capace di dire a una coppia di sposi: decidete liberamente come esercitare la vostra sessualità, siate responsabili, perché solo vostra è la scelta? Quando accadrà, avremo davvero compiuto dei passi in avanti. In attesa, il consiglio alla leadership ecclesiale è: fai i conti con la tua opposizione interna, perché se la lasci libera di screditarti e di dire quel che vuole senza contraddittorio, non andrai certamente molto avanti e le situazioni non cambieranno. Invece devono cambiare, perché i preti calano drammaticamente in una Chiesa che ha puntato sulla clericalizzazione e ora non sa che fare, in una Chiesa in cui la formazione è inadeguata (seminari pensati dal Concilio di Trento…), mentre autoreferenzialità e narcisismo dilagano. E così sia!

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Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).