Per la prima volta nella sua storia, la Chiesa italiana ha annunciato l’avvio di una indagine indipendente sugli abusi sessuali e la pedofilia al suo interno. Ad annunciarlo oggi è stato Matteo Zuppi, il nuovo presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, nominato martedì da Papa Francesco ed esponente dell’ala più progressista della Chiesa di Roma.

L’annuncio è arrivato nel corso della 76esima Assemblea Generale della Cei e segna una svolta importante per la Chiesa italiana, fino ad oggi restia ad aprire indagini sugli abusi sessuali al suo interno: una scelta già presa invece negli ultimi anni da diverse Chiese nel mondo, a partire da quella tedesca e quella francese.

Nel corso di una conferenza stampa, il cardinale Zuppi ha spiegato che l’assemblea permanente dei vescovi italiani ha approvato una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, oltre ad implementare la costituzione dei Centri di ascolto, che attualmente coprono il 70% delle diocesi italiane.

Ma l’annuncio più importante riguarda quello dell’indagine indipendente, alla quale stanno lavorando “due istituti universitari di criminologia e vittimologia”, di cui però Zuppi non ha voluto dire il nome e non ha chiarito in realtà neanche da quanto siano al lavoro sul dossier.

Quel che è certo è che il primo report nazionale, che analizzerà i dati di delitti presunti o accertati perpetrati da chierici in Italia nel periodo 2000-2021, verrà diffuso il prossimo 18 novembre, in occasione della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale.

Il pensiero è sempre per le vittime, il loro dolore è la prima preoccupazione“, ha detto Zuppi, che ha sottolineato che la Chiesa prevede anche “l’accompagnamento degli abusatori”. “La Chiesa è una madre e tuo figlio è sempre tuo figlio“, ha spiegato infatti presidente della Conferenza episcopale italiana.

Ma l’annuncio del cardinale Zuppi non è stato esente da polemiche. L’indagine infatti riguarderà solo i casi avvenuti negli ultimi 20 anni e, di fronte alla domanda di un giornalista che chiedeva al numero uno della Cei perché non si potesse andare indietro fino agli anni Quaranta, come fatto dalla Chiesa francese, il cardinale ha spiegato che “non c’è nessuna volontà di copertura, è solo un problema di serietà. Non abbiamo interesse a suonarcela e cantarcela da soli, vogliamo una chiarezza vera: per certi versi ci fa molto più male perché quel periodo ci coinvolge direttamente. Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci, ci prenderemo le nostre responsabilità”, sono state le parole di Zuppi.

Non è un caso dunque se le parole del cardinale siano state bocciate da Francesco Zanardi, presidente della Rete L’Abuso e in passato vittima di abusi sessuali da parte di un prete. Secondo Zanardi, che ha commentato l’annuncio della Cei all’agenzia Agi, “non è un’apertura, è un grande bluff”.

Qui stiamo parlando di trattare gli abusi avvenuti solo negli ultimi venti anni e questo è discriminatorio per le migliaia di vittime italiane che rimarranno fuori da questa indagine. Non mi sembra civile e sensibile. Io, per esempio, sono stato abusato negli anni ’80“. Inoltre, sottolinea Zanardi, “gli studi scientifici dicono che vi è una maturazione del trauma che dura dai 3 ai 35 anni. Vuol dire che negli ultimi vent’anni ben poche vittime hanno denunciato sia alla Chiesa che alla magistratura. La Chiesa italiana quindi uscirà con un dato ben poco verosimile“.

Zanardi precisa anche di avere i nomi di “tre ex magistrati disposti ad avviare un’inchiesta indipendente. Si sono sempre attivati nel settore, quindi direi super partes e adeguati a fare un’analisi del genere“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia