Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, va all’attacco. Delle materie rare. Tema centrale e colpevolmente ignorato dal decisore pubblico per anni. «La prossima battaglia, i prossimi scontri nel mondo si giocheranno sulle materie prime e sui Paesi che possono fornire materie prime. Oggi le terre rare sono quasi un monopolio cinese e l’Africa diventerà il continente centrale di questo secolo perché è il più grande contenitore di materie prime che saranno sempre più indispensabili anche nella competizione tecnologica, non soltanto quella che riguarda il militare, ma proprio per la supremazia tecnologica che significa anche la supremazia economica e politica».

La dichiarazione di Crosetto arriva a margine della riunione ministeriale della Difesa della Nato, a Bruxelles. «Ad oggi, l’industria di difesa europea è in grado quasi di disporre di tutte le tecnologie che esistono nel mondo, ma ha un grosso problema: ha una produzione che è basata su quello che erano gli investimenti europei di 3-4 anni fa. Ad oggi, se noi raggiungessimo, ad esempio, gli investimenti che ci chiede la Nato in Italia, l’industria italiana non sarebbe minimamente in grado – nonostante sia una delle maggiori in Europa – di garantire i prodotti che servirebbero. E questo è un problema che ci siamo posti anche perché, ne aggiungo l’altro, per costruire i prodotti occorre avere le materie prime», ha spiegato.

La mappatura delle terre rare

Il tema è notoriamente al centro delle trattative tra la Casa Bianca e Kiev. Il presidente Usa, Donald Trump, chiede a Zelensky di firmare un impegno per restituire agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari nel corrispettivo delle terre rare. Nelle more del vertice di pace in previsione a Monaco di Baviera, Trump metterà sul piatto quelle terre rare che fanno tanto gola a Washington. Un progetto che al momento Zelensky non ha escluso a priori. «Abbiamo risorse minerarie. Metteteci dentro i vostri soldi. Investite. Facciamo sviluppo insieme», ha detto. La mappatura delle terre rare in Europa – e in Italia – è oggetto di interesse crescente da parte di soggetti istituzionali e player privati.

Luca Dal Fabbro, Presidente Iren, ha da poco tenuto una lectio magistralis al Centro Studi Americani di Roma nella quale una parte centrale è stata dedicata alle terre rare. O se si preferisce, ai materiali critici. «Si stima che la domanda di batterie aumenterà di nove volte entro il 2040. Di conseguenza, le spese in conto capitale dell’industria delle batterie sono destinate quasi a triplicare, passando da 567 miliardi di dollari nel 2030 a 1,6 trilioni di dollari nel 2040. A monte, le aziende si concentreranno principalmente su litio, nichel, rame e sul riciclo nella fase di estrazione», dichiara Dal Fabbro. Ne deriva che «la domanda di materiali riciclati aumenterà di 26 volte entro il 2040. I Paesi dovrebbero valutare attentamente gli effetti dell’aumento della domanda di materiali critici in tutti i settori economici, in linea con le loro strategie per raggiungere le emissioni nette zero».

La valutazione di Dal Fabbro è tesa a un orientamento strategico: «È necessario condurre valutazioni complete sui materiali critici per ciascun minerale, al fine di comprendere appieno le dipendenze, i rischi e le innovazioni che possono influenzare l’offerta e la domanda. Nonostante la lunga lista di materiali critici identificati, non tutti sono ugualmente importanti per la transizione energetica, né le loro valutazioni di criticità sono coerenti. Ad esempio, l’innovazione ha portato a un maggiore utilizzo di materiali sostitutivi per quelli considerati critici, come neodimio, rame e litio».

Elettrico, la dipendenza totale dell’Europa dalla Cina

I rischi geopolitici possono essere mitigati attraverso maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, che accelererebbero la creazione di soluzioni alternative, aumenterebbero l’efficienza ed espanderebbero le opzioni di riciclo e riutilizzo. Maggiore trasparenza dei dati e supervisione di alcuni materiali critici sono necessarie per ridurre l’incertezza nelle previsioni di domanda e offerta. Ed è certamente cruciale la cooperazione internazionale, per creare mercati trasparenti con standard e norme coerenti, basati sui diritti umani, la tutela ambientale e il coinvolgimento delle comunità. Perché un dato rimane scolpito: la dipendenza dell’Europa dalla Cina è pari al 100% per la produzione di auto elettriche e dell’80% per quella di batterie in generale.

Taiwan più interessante di tutta l’Ucraina

«Dal punto di vista dell’interesse geostrategico, direi che oggi Taiwan è più interessante dell’intera Ucraina: in termini di microchip non c’è paragone», ci dice Francesco Talò, oggi Senior advisor del Ministro della Difesa, Crosetto. Il quadrante dell’indopacifico si surriscalda, considerate le mire dei cinesi. Ma anche un quadrante tipicamente freddo come l’Artico fa gola, dal punto di vista delle terre rare. E se sono sotto ghiaccio, meglio ancora: saranno meglio conservate. La Groenlandia, che è sede di una grande base militare statunitense, vanta risorse naturali di ogni tipo, tra cui petrolio e terre rare ed è una testa di ponte ideale per l’Artico.

Le ricchissime risorse della regione sono motivo d’interesse anche per la Cina, che sta facendo leva sulla collaborazione con la Russia per accedervi. Per la prima volta nella storia, lo scorso anno, Pechino ha inviato un’unità della Guardia costiera nel Mare di Bering per un pattugliamento congiunto con la Russia. Con l’invio di unità della Guardia costiera, reso noto ad ottobre 2024, la Cina – che si è sempre definita “una nazione vicina all’Artico” – punta a consolidare la sua influenza sulla regione e sulle sue future rotte marittime. Se le terre sono sempre più rare, le acque sono sempre più agitate.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.