Chiuso il massiccio per fermare chi sale nonostante i divieti
La Marmolada rischia nuovi crolli, rintracciati 5 dispersi: “Il mio compagno è volato via, io salva per un attimo”
In tutti i punti d’accesso alla Marmolada campeggiano i cartelli di divieto. Punti presidiati dalle forze dell’ordine perché nonostante i divieti in questi giorni di tragedia, di tre giorni di ricerche continue e forsennate c’è stato chi ha continuato a salire. Curiosi e turisti che hanno ignorato i divieti del Comune di Canazei. Il numero dei dispersi è calato a 5, tutti italiani. Per il momento le vittime sono 7 (una ancora da identificare). I dispersi sono quindi scesi da 13 a 5: quattro stranieri (di cui due francesi) si sono fatti vivi; due turisti cechi e un’italiana (Liliana Bertoldi, di Levico) di cui non si avevano notizie sono stati identificati tra le vittime, un giovane trentino è stato rintracciato all’ospedale di Treviso, dove era stato portato senza documenti.
Duecentoventi resti umani, spesso frammenti di corpi trovati qua e là sul ghiacciaio caduto. È il risultato delle difficili ricerche in corso fra le vette della Marmolada, dove si aggirano una decina di droni e sei elicotteri per cercare qualsiasi cosa che possa ricondurre a un essere umano. Saranno comparati con il Dna delle cinque persone ancora disperse , consegnato dai parenti che non hanno più rivisto i loro cari, in modo che ci sia una certezza sul decesso e una degna sepoltura. “Vedrò di nominare in fretta gli esperti di genetica per eseguire questi esami… Devo dire che le foto sono agghiaccianti”, ha detto il procuratore di Trento, Sandro Raimondi, che oggi incontrerà gli investigatori per decidere la lista delle persone da sentire e incaricare i carabinieri del Ris per le analisi dei reperti e dei resti.
Tra i testimoni Carlo Budel, il guardiano della Marmolada che in un post ha raccontato l’anomalo rumore della montagna e i torrenti che da qualche tempo scorrono sotto la calotta. “Più avanti faremo anche degli accertamenti geologici, al momento comunque non ci sono evidenze per poter parlare di prevedibilità del disastro e di una negligenza o imperizia — ha aggiunto il procuratore —. L’imprevedibilità in questo momento la fa da protagonista, per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, la colpa è un elemento molto difficile da provare, molto più del dolo”.
Intanto sale la rabbia dei familiari delle vittime. “Perché nessuno li ha fermati?”, si è chiesta la sorella di Erica Campagnaro, che con il marito Davide Miotti è ancora nella lista di chi non si trova. Ma c’è anche chi si è salvato. Il 30enne Davide Carnielli è stato riconosciuto dai genitori grazie a un piercing. Ma è ancora ricoverato in terapia intensiva a Treviso. Alessandra De Camilli ha invece perso il compagno Tommaso Carollo: “Lui è stato spazzato via, io sono viva per pochi centimetri”, ha raccontato a Repubblica.
“Ho sentito un rumore e guardato verso l’alto. Ho visto pezzi di neve e ghiaccio che scendevano, ho sentito qualcuno che gridava ‘via-via’. Poi penso di essere svenuta. Non ho avuto neanche il tempo di pensare ‘ora scappo’, che sono stata travolta”. Alessandra era con Tommaso Carollo: “Eravamo arrivati alla base del ghiacciaio, restava un percorso da fare sulla roccia. Ma ci siamo fermati e avevamo iniziato a tornare indietro. Era tardi. Mi sembrava troppo lungo il tragitto, era anche caldo. Ma chi poteva immaginare una cosa del genere”.
Luca Carolli del Soccorso Alpino invece racconta al Corriere della Sera che tra i dispersi c’era anche un suo amico guida alpina: “La furia sprigionata da questo evento è stata così forte che credo sarà difficile trovare qualcosa. Spero sempre di recuperare qualche oggetto del mio amico, ma anche degli altri. Lo spero per chi è morto, ma anche per le famiglie. È importante trovare la pace nel sapere che la persona cara è stata ritrovata”. E questo perché “vista la disgrazia, tra resti umani ed equipaggiamenti vari si può trovare di tutto. Scarponi, guanti, piccozze, caschi. In genere questi oggetti sono anche colorati e quindi di più facile individuazione. È come se fosse passata una macchina che rotola, e ciò che trova nel suo percorso lo macina”.
A tre giorni dal distacco che ha travolto gli escursionisti, si cerca di capire come si comporterà il gigantesco pezzo di ghiacciaio mutilato e rimasto ancora aggrappato lassù. “Installiamo tre radar – ha spiegato al Corriere Nicola Casagli, docente di geologia applicata dell’Università di Firenze – Il primo è un doppler, in grado di intercettare spostamenti rapidissimi e impulsivi, tipo quelli delle valanghe, e dare l’allarme”. Un sistema importantissimo per gli uomini del soccorso alpino che inizieranno a scandagliare la montagna alla ricerca dei resti non più con i droni ma a terra. Il docente ne è certo: “Cadrà anche ciò che resta del ghiacciaio”. E ancora: “Basta guardare a occhio nudo, s’è formata una parete verticale. Verrà giù. Bisogna vedere se accadrà tutto in uno schianto, o in parti più piccole”. Quando potrebbe accadere? “Siamo qui per capire quando sarà il momento”.
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