“Cos’hai di pronto? Mandami un elenco di progetti finanziabili e vedrò cosa posso fare…”. Non so se sia esattamente ciò che De Luca, attivissimo gestore del bancomat regionale, ha detto a de Magistris durante il loro ultimo incontro istituzionale, quello precedente la rottura sugli orari della movida. Ma presumo lo sia dall’elenco che dopo qualche giorno il sindaco ha inviato al governatore. Probabilmente, sapete già qualcosa in merito, sebbene, giustamente, i giornali non abbiano dedicato molto spazio alla cosa. Ma vi invito in ogni caso a dare un’occhiata a questa singolare lista della spesa.

Dopo averla letta, ancora disorientato, mi sono fatto queste domande. È dunque così che Comune e Regione intendono “riprogettare” Napoli, cioè la terza città d’Italia, dopo il lockdown e nel vivo dell’emergenza socio-sanitaria? Sono queste le priorità e le massime aspirazioni? Possibile che, mentre altre città si pongono obiettivi di tutt’altra natura, alcuni di portata sicuramente strategica riguardanti l’assetto urbanistico e la nuova identità da costruire dopo la crisi, qui tutto si riduca a una sorta di “a fra’, che te serve?”. Da una parte. E, dall’altra, a una svogliata prospettazione di progetti che presi singolarmente sono sicuramente degni di considerazione, ma messi insieme fanno una indecorosa, improponibile e sconcertante accozzaglia? Ora vedete un po’ voi se esagero. Riporto dal testo ufficiale, consentendomi solo qualche taglio funzionale a una lettura più veloce.

“Cultura e turismo: ‘ARTErie’, progetto esecutivo in breve tempo, richiesta finanziamento: 450.000 euro; ‘Creator Vesevo, in cammino tra le gemme Unesco da Napoli a Pompei’, il Comune chiede di rimodulare una parte degli eventi, anche sul 2021. Commercio: risorse per le botteghe storiche e non, la promozione di prodotti locali, la programmazione del Natale delle vie del commercio e dell’artigianato, e il piano luci artistiche per i centri storici… Lavoro: avvio di una sperimentazione che individui Napoli come Comune-pilota nell’attuazione di una politica integrata lavoro-welfare su una fascia di cittadini ad alto rischio di esclusione sociale; risorse per 10 milioni per l’attuazione della nuova fase della Garanzia Giovani. Mobilità sostenibile: risorse per la incentivazione dell’uso della bicicletta e la realizzazione di bike lane. Sport: risoluzione questione stadio Collana; accelerare procedure di nuova progettazione e nuova gara per il palazzetto Fritz Dennerlein; completamento lavori stadio caduti di Brema”.

Seguono altre poche righe con vaghe richieste per le politiche abitative e i parchi. Tutto qui. Non so cosa sia, ma me ne vado per un’idea: il progetto “Arterie”; non commento la fumisteria delle sperimentazioni e dei progetti-pilota; e non mi indigno per il semplice riferimento, nel capitoletto sulla casa, in una città in cui ancora si muore di abusivismo, alla necessità di garantire “un abitare dignitoso”. Ma mi insospettisce, in questo freddo elenco, il fatto che l’unico punto in cui si avverte una certa vibrazione emotiva sia quello delle piste ciclabili. Qualche striscia sull’asfalto e via? Sarà dunque questa la Napoli del futuro? Non un accenno ai grandi progetti, non una sollecitazione su Bagnoli o le bonifiche nell’area orientale. E neanche una parola sul Centro direzionale che fino a ieri era indicato dal sindaco come il luogo simbolo della rigenerazione urbana e ora, invece, non merita neanche una citazione in un improbabile, ma comunque avvilente, programma per il futuro.