Elnaz Rekabi ricompare sui social network, dice di aver dimenticato di indossare il velo obbligatorio per le donne in Iran e per le atlete anche all’estero e si scusa per aver fatto preoccupare i suoi cari e gli iraniani in generale. Le sue immagini mentre gareggiava nella scalata ai Campionati Asiatici avevano fatto il giro del mondo: una donna iraniana che compete senza velo in un momento di tensioni altissime in Iran per la tragedia della 22enne Mahsa Amini, morta sotto detenzione dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo.

Rekabi ha 33 anni, ha vinto la medaglia di bronzo ai mondiali di arrampicata del 2021. Ci aveva messo pochissimo, qualche ora, a diventare il nuovo volto della protesta anti-velo e anti-khomeinista che da metà settembre attraversa l’Iran. Dopo la morte di Mahsa Amini le manifestazioni esplose nel Kurdistan iraniano, Regione d’origine della ragazza, si sono allargate in tutto il Paese. Secondo Iran Human Rights, organizzazione non governativa con sede a Oslo, almeno 201 persone sono state uccise, inclusi 23 minori, nella repressione delle dimostrazioni. Il gesto dell’atleta era stato celebrato dai dissidenti come un “gesto storico”.

 

La situazione era diventata molto più preoccupante e meno retorica quando lunedì ha preso a circolare un altro tipo di notizie: Rekabi era sparita. Domenica si era esibita senza velo ai Campionati Asiatici di arrampicata sportiva a Seul, in Corea del Sud. In Iran le femmine sono obbligate a indossare l’hijab a partire dai sette anni. BBC aveva scritto che all’atleta era stato sottratto il visto e che i familiari non avevano sue notizie, il media indipendente e dissidente IranWire aveva scritto che Rekabi era stata trattenuta nell’ambasciata di Seul e che sarebbe stata rimpatriata e incarcerata.

Reza Zarei, il capo della Federazione di arrampicata iraniana, avrebbe ingannato l’atleta conducendola dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa. Presso la sede diplomatica la 33enne sarebbe stata informata dell’arresto del fratello in Iran e convinta a consegnare passaporto e cellulare con la promessa di essere rimpatriata in sicurezza e della liberazione del fratello. L’ambasciata ha fatto sapere infine che la scalatrice ha lasciato Seul con la squadra stamattina per Teheran. Stando a quanto riportato da IranWire Rekabi sarà trasportata nella prigione di Evin a Teheran, nota per essere il carcere dei dissidenti e degli oppositori politici. L’ambasciata iraniana a Seul ha smentito.

La scalatrice nella sua storia su Instagram aveva scritto che non aveva indossato il velo per dimenticanza, perché il suo turno era arrivato e lei non era pronta. Da subito sono sorti dubbi sull’autenticità e la sincerità delle parole condivise sui social. “A causa di un cattivo tempismo e della chiamata imprevista per scalare la parete, il mio copricapo si è inavvertitamente staccato”, ha spiegato, come riporta la BBC. Proprio nella prigione di Evin è esploso un grave incendio sabato scorso in cui sono morti almeno otto detenuti e dove da fine settembre è detenuta l’italiana, la romana Alessia Piperno che secondo la Farnesina è in buone condizioni.

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