È un gesto “storico” e che arriva in un momento particolarmente delicato per l’Iran quello dell’atleta Elnaz Rekabi. La scalatrice, in competizione in Corea del Sud, ha gareggiato senza velo ai campionati asiatici della Federazione Internazionale dell’arrampicata sportiva (Ifsc). Un gesto clamoroso: la Repubblica Islamica impone l’uso dello hijab a tutte le femmine a partire dai sette anni e anche alle sportive che gareggiano all’estero.

Un gesto ancora più incredibile se si considera il momento storico dell’Iran, percorso su tutto il territorio dalle proteste per la morte della 22enne Mahsa Amini. La ragazza originaria del Kurdistan iracheno passeggiava in un parco della capitale Teheran quando la polizia morale l’ha fermata perché non indossava correttamente il velo. La ragazza sarebbe morta poche ore dopo in detenzione. Per le autorità iraniane a causa di un malore, la famiglia ha denunciato violenze. Quando la notizia della morte si è diffusa sono esplose proteste in tutto il Paese con morti, feriti e arresti.

Masha Amini è morta il 16 settembre, le manifestazioni di protesta stanno continuando da oltre cinque settimane: chiedono la fine degli abusi della polizia religiosa e anche la fine del regime khomeinista. Sono diventati virali in tutto il mondo i video di ragazze che tagliano i capelli o bruciano il velo in un gesto di solidarietà verso le proteste delle donne iraniane. Anche le immagini della scalatrice senza hijab, con la lunga coda di capelli neri, una sola fascia in testa, ci hanno messo pochissimo a fare il giro del mondo.

 

Elnaz Rekabi, classe 1989, bronzo ai Mondiali di Mosca nel 2021, si è piazzata al nono posto ed è arrivata a un soffio dalle finali degli Asian Games. “Con una mossa storica, l’atleta iraniana Elnaz Rekabi, che ha rappresentato l’Iran alle finali delle competizioni di arrampicata asiatiche a Seoul, ha gareggiato senza hijab, disobbedendo alle restrizioni della Repubblica islamica per le atlete”, ha commento il canale di news, con base a Londra, Iran International English.

A partire dal 1981 il velo è diventato di nuovo obbligatorio in Iran. Due anni dopo una legge approvata instaurò anche delle pene corporali per le donne che uscivano di casa senza velo: 74 frustate. La legislazione iraniana prevede ancora oggi punizioni corporee a frustate, anche se raramente, una multa (tra i 50.000 e i 500.000 rial, cioè tra gli 1,5 e i 15 euro) o una pena detentiva che può durare tra i 10 giorni e i due mesi. Secondo Iran Human Rights, organizzazione non governativa con sede a Oslo, almeno 201 persone sono state uccise, inclusi 23 minori, nella repressione delle dimostrazioni.

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