I video di Nika Shakarami che canta, senza velo, in Iran, sono diventati virali, hanno fatto il giro dei media di tutto il mondo. Lei aveva 17 anni, è morta durante le proteste che da venti giorni stanno attraversando il Paese, dopo l’esplosione del caso di Masha Amini, 22 anni, arrestata dalla polizia religiosa perché non indossava bene il velo e morta durante la detenzione. La famiglia della 22enne accusa le autorità, le autorità hanno parlato di un tragico malore. E intanto le proteste, esplose dal Kurdistan iraniano ed allargatesi a tutto il Paese, Regione di origine di Amini continuano.

La magistratura iraniana ha aperto un’inchiesta sul caso dell’adolescente Nika Shakarami morta in circostanze ancora da chiarire e ha fatto sapere di aver arrestato otto persone in relazione al caso. Dai video si vede la 17enne con i capelli corti, scuri, interamente vestita tutta di nero, con una t-shirt larga e pantaloni sportivi. Cantava in quel video una canzone d’amore del 1968, epoca precedente alla Rivoluzione Khomeinista. Il brano si chiamava Soltane Ghalbha, Re di cuori. Altra canzone tra le tante che in queste settimane di scontri hanno accompagnato le proteste sfociate in violenze e repressione in Iran.

Il corpo di Nika è stato ritrovato solo dieci giorni dopo la scomparsa, lo scorso 20 settembre a Teheran. Nika Shakarami aveva scritto in un ultimo messaggio a un’amica di essere inseguita dalle forze di sicurezza, secondo quanto ha raccontato la zia Atash a Bbc Persian. Il cadavere è stato ritrovato in un obitorio di un centro di detenzione della capitale. “Quando siamo andati a identificarla, non ci hanno permesso di vedere il suo corpo, solo il suo viso per alcuni secondi”, ha raccontato la donna, nota pittrice, che sarebbe stata arrestata.

La parente aveva detto che delle lesioni profonde attraversavano il volto, il naso sformato e il cranio deformato della 17enne. L’agenzia di Stato Tasnim ha dichiarato che la salma era stata ritrovata in strada. Dopo il riconoscimento la famiglia ha trasferito il corpo nella città natale del padre, Khorramabad, nella parte occidentale del Paese. Era il giorno del compleanno dell’adolescente, il 2 ottobre. Le forze di sicurezza avevano intimato ai familiari di non tenere i funerali: per evitare che la tomba diventasse un luogo di pellegrinaggio per i manifestanti.

La famiglia ha quindi accusato le forze di sicurezza di aver “rubato” il cadavere per seppellirlo a 40 chilometri da dove era stata prevista la sepoltura. Centinaia di persone si sono comunque radunate nel cimitero di Khorramabad e hanno cantato slogan contro il governo. A confermare l’apertura dell’inchiesta sul caso il procuratore di Teheran Ali Salehi, come ha riportato l’agenzia di stampa Irna.

 

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