Non si hanno notizie di Elnaz Rekabi, la campionessa iraniana di arrampicata sportiva protagonista di un gesto storico la scorsa settimana ai campionati asiatici in Corea del Sud: quello di gareggiare senza velo, senza hijab, obbligatorio in Iran a tutte le donne a partire dai sette anni

Dalla serata di lunedì 17 ottobre, secondo quanto riferisce la Bbc persiana citando fonti vicine all’atleta 32enne, non si hanno più sue notizie e nessun familiare riesce a mettersi in contatto.

Secondo il portale IranWire, curato da giornalisti dissidenti, le Guardie rivoluzionarie islamiche avrebbero arrestato Davud Rekabi, fratello di Elnaz, per poi usarlo come pedina di scambio. La campionessa di arrampicata avrebbe così consegnato passaporto e cellulare e si troverebbe in queste ore nell’ambasciata iraniana a Seul in attesa del rientro in volo a Teheran. Da qui dovrebbe poi essere trasferita nel carcere di Evin, dove sono detenuti i prigionieri politici del regime khomeinista. Carcere dove si trova anche l’italiana Alessia Piperno e dove nelle scorse ore è andata in scena una rivolta con tanto di incendio.

Il gesto di Elnaz Rekabi arriva in un momento storico segnato da forti proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni arrestata in un parco di Teheran il 16 settembre scorso perché, secondo la polizia religiosa, non indossava correttamente il velo. La giovane è morta dopo poche ore di detenzione: per le autorità iraniane a causa di un malore, per la famiglia a causa delle violenze subite in carcere.

Sono diventati virali in tutto il mondo i video di ragazze che tagliano i capelli o bruciano il velo in un gesto di solidarietà verso le proteste delle donne iraniane. Proteste in Iran che hanno provocato la morte di Nika Shakarami, la 17enne che cantava senza velo e il cui corpo è stato trovato dopo 10 giorni e della manifestante senza velo Irin Hadis Najafi. Sarebbero oltre 50 i morti nelle proteste in corso da quasi un mese.

IRAN RISPONDE A SANZIONI UE – Una situazione sempre più incandescente, alimentata anche dalle sanzioni imposte dall’Unione Europea a Teheran a causa della repressione delle dimostrazioni per Mahsa Amini, 22enne curda morta dopo l’arresto
perché non portava il velo in modo corretto. Per Teheran, le sanzioni “violano il diritto internazionale” e sono “una palese interferenza negli affari interni dell’Iran”.

L’Iran risponderà sanzionando a sua volta “individui e entità rilevanti europee” ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nassen Kanani. Il funzionario della Repubblica islamica ha definito le sanzioni dell’Ue “una decisione sbagliata e non costruttiva che viene considerata completamente invalida e respinta”, esprimendo “profondo rammarico” per il fatto che Bruxelles abbia scelto questa via. Secondo Teheran, “la mossa si basa su motivi politici, informazioni infondate e distorte, nonché su accuse avanzate dai nemici della nazione iraniana e dai media affiliati”. La decisione dell’Ue indica “una continua politica ostile nei confronti dell’Iran ed è un segno dell’utilizzo della questione dei diritti umani come strumento per raggiungere scopi politici”, ha aggiunto Kanani.

 

Redazione

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