Si scava con ogni mezzo e anche a mani nude tra le macerie per fare presto e cercare i dispersi che potrebbero essere ancora vivi ma incastrati sotto i palazzi crollati. In Turchia e Siria, a poco più di 24 ore dalla prima enorme scossa 7.9 che ha aperto voragini e distrutto intere città, il disastro appare sempre più drammatico. Al momento sono 4.365 le vittime accertate ma l’Oms non lascia molte illusioni: le vittime del sisma alla fine potrebbero essere più di 20mila. E intanto la terra continua a tremare e ad aprire le ferite: nuove scosse si sono registrare di minore entità, la più forte di 5.6. Sono 243 le scosse di assestamento registrate lungo la zona di confine tra Turchia e Siria dopo il sisma della notte di ieri. A renderlo noto è stato questa mattina Yunus Sezer, a capo dell’Autorità per la gestione delle emergenze turca, Afad.

Sono migliaia le case ridotte in polvere. E i numeri sono impressionanti: secondo l’Agenzia turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad) solo in Turchia sono stati almeno 5.600 quelli crollati durante e dopo il terremoto. Tra questi edifici collassati si cerca senza sosta di trovare i vivi. “L’Unità di Crisi del ministero degli Esteri ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma, tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui”. Lo riferisce su Twitter il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, all’indomani del potente sisma.

Dopo 28 ore dal sisma, una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep, nel Sud della Turchia, vicino all’epicentro del sisma. Lo riportano i media turchi. Intanto intorno all’edificio distrutto i parenti aspettano notizie dei loro cari ancora sotto le macerie. Tre persone sono state salvate durante la notte ad Adana, una delle zone del sud est della Turchia colpite dal terremoto, dopo essere restate intrappolate sotto le macerie per quasi 15 ore. A dirlo un rappresentante dell’agenzia turca per i disastri e le emergenze Afad impegnato nelle operazioni di soccorso facendo sapere che, qualche ora dopo la prima scossa di terremoto di magnitudo 7,9, in tutto 12 persone erano rientrate nel palazzo di 14 piani dove abitavano per prendere dei vestiti ma in quel momento, verso le 13 ora locale, l’edificio è completamente crollato a causa di una seconda scossa di magnitudo 7.6 e sono rimaste intrappolate tra le macerie. Sono attualmente in corso le operazioni per tentare di salvare le altre persone.

Chiunque si rimbocca le maniche e scava come può. Come un uomo che da manager di una società di export è diventato un soccorritore improvvisato. Non ci ha pensato due volte Kaan Özer, 22enne residente nella parte vecchia di Gaziantep, quella più colpita dal sisma. “Dopo la prima scossa, potente, sono caduti dei calcinacci e mi sono precipitato a portare fuori di casa mia sorella e mia madre, sembravano come paralizzate. In strada c’erano molte persone che correvano, alcune cercavano riparo dalla pioggia battente sotto un cornicione. Poi, quando è arrivata la seconda scossa, ho visto quel palazzo sbriciolarsi, urla e grida ovunque. Mi sono fiondato tra le macerie e sono riuscito non so come a portare fuori due ragazze e un giovane. Poi è stato un interminabile via vai di ambulanze, per l’ospedale ma anche verso il cimitero”, ha raccontato. Dalla Siria e dalla Turchia arrivano le immagini delle persone che cercano con il cuore in gola e dei bambini miracolosamente estratti vivi ancora con addosso i loro pigiami. Un segno di dolore e speranza per i due paesi. Sono oltre 7.800 le persone messe in salvo finora in Turchia nelle 10 province colpite dal sisma. A renderlo noto è stato Orhan Tatar, funzionario dell’Autorità per la gestione delle emergenze.

Grande mobilitazione delle squadre di soccorso di Medici Senza Frontiere che lavorano nella Siria nordoccidentale per soccorrere le popolazioni colpite dal sisma. Al lavoro si è aggiunto anche lo sgomento per aver trovato un membro dello staff morto sotto le macerie, mentre altri hanno perso i loro familiari in seguito al disastro. “Siamo molto scioccati e rattristati dall’impatto di questo disastro sulle migliaia di persone che ne sono state toccate, compresi i nostri colleghi e le loro famiglie”, ha dichiarato Sebastien Gay, capo missione di MSF in Siria. Gay ha detto che le strutture mediche sono sopraffatte dall’intenso lavoro e “il personale medico nel nord della Siria sta lavorando 24 ore su 24 per rispondere all’enorme numero di feriti che arrivano alle strutture”. “Nelle prime ore del disastro, le nostre équipe hanno curato circa 200 feriti e abbiamo ricevuto 160 vittime nelle strutture e nelle cliniche che gestiamo o supportiamo nel nord di Idlib. Anche le nostre ambulanze sono state dispiegate per assistere i feriti”, ha dichiarato.

“I bisogni sono molto elevati nel nord-ovest della Siria, poiché questo cataclisma non fa altro che peggiorare lo stato in cui versano le persone che stanno ancora lottando dopo molti anni di guerra”, ha detto Gay. “Le conseguenze massicce di questo disastro richiederanno uno sforzo di aiuto internazionale maggiore”. “MSF rimane in stretto contatto con le autorità locali nel nord-ovest della Siria e con le autorità turche per estendere il nostro sostegno dove è necessario. Stiamo attualmente valutando la situazione e i bisogni a Idlib, nel nord di Aleppo e nel sud della Turchia per aumentare di conseguenza la nostra risposta”, si legge nel comunicato.

Il bilancio delle vittime potrebbe salire a più di 20.000 persone: lo ha dichiarato ad AFP Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “C’è sempre la possibilità che si verifichino altri crolli, per cui spesso vediamo che i numeri iniziali si ottuplicano”, ha dichiarato aggiungendo che “purtroppo, con i terremoti si verifica sempre la stessa cosa: i rapporti iniziali sul numero di persone morte o ferite aumentano in modo significativo nella settimana successiva”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.