La rete nota di fiancheggiatori: arrestata la maestra Laura Bonafede
La vita di Messina Denaro e “l’incredibile insuccesso investigativo”: il boss, le amanti e la protezione di famiglie intercettate per anni

Più le indagini vanno avanti, più ci si chiede come sia stato possibile che nessun investigatore, negli ultimi 30 anni, si sia mai accorto che Matteo Messina Denaro faceva tutto alla luce del sole. Frequentava e riceveva protezione dalle storiche famiglie mafiose del Trapanese, girava indisturbato tra bar, supermercati e altre attività commerciali ed era considerato un volto noto della zona. Si faceva chiamare Andrea Bonafede, cognome che tra Castelvetrano e Campobello di Mazara era riconducibile a una famiglia mafiosa.
Se lo chiede anche Alfredo Montalto, gip del Tribunale di Palermo, nell’ordinanza nei confronti di madre e figlia che erano in adorazione di Matteo Messina Denaro, un comportamento che “non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano”.
LA MAESTRA E LA FIGLIA – Laura Bonafede, 55 anni, maestra di Campobello di Mazara (Trapani), figlia dello storico boss Leonardo Bonafede e considerata per anni amante dell’ultimo boss stragista di Cosa Nostra, è stata arrestata nelle scorse ore dai carabinieri del Ros in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Palermo su richiesta dei magistrati della Dda Paolo Guido e Gianluca De Leo. Secondo il giudice fa parte della rete di fiancheggiatori che hanno favorito e protetto la latitanza dell’ex superlatitante arrestato il 16 gennaio scorso in una clinica di Palermo dopo una latitanza trentennale.
La figlia è invece indagata per gli stessi reati. La Procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Per gli investigatori si tratta di un legame che perpetua il rapporto stretto che la famiglia della donna ha sempre avuto con l’ex latitante e con suo padre don Ciccio Messina Denaro.
LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA BONAFEDE – Ragazza che Messina Denaro apprezzava “soprattutto per l’adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Leonardo Bonafede” scrive il Gip, “mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale (Lorenza Alagna, ndr)”. Dopo una lunga frequentazione col boss, la giovane non l’avrebbe infatti più visto se non, per caso, il 21 dicembre 2022 (come racconta lei stessa in una lettera), e sarebbe rimasta all’oscuro della grave malattia di cui il capomafia soffre.
“Adorazione delle due donne che – secondo quanto emerso nelle indagini – non è venuta meno neppure in seguito alle vicissitudini giudiziarie subite dai Bonafede e dai loro parenti proprio per i rapporti con i Messina Denaro. Salvatore Gentile, marito di Laura Bonafede, sconta l’ergastolo per omicidio per aver eseguito gli ordini “di un criminale assassino”. Nonostante questo “la Bonafede – prosegue il giudice – non ha esitato a organizzare la sua vita per fornire assistenza proprio a colui che è di fatto il responsabile (o uno dei responsabili) della sua sofferenza”.
L’INCONTRO AL SUPERMERCATO – Laura Bonafede avrebbe intrattenuto per oltre dieci anni una relazione col boss di Castelvetrano, incontrandolo – così come emerso in alcuni video – in un supermercato di Campobello di Mazara davanti al banco dei salumi. Per gli inquirenti è l’ultimo contatto fra i due amanti prima che l’ex primula rossa venisse arrestata in gennaio a Palermo fuori dalla clinica La Maddalena.
Un rapporto coltivato anche con una fitta corrispondenza scoperta nel covo di Matteo Messina Denaro. Laura Bonafede non sarebbe però l’unica donna del boss. Nell’ultimo periodo l’ultimo dei corleonesi frequentava anche Lorena Lanceri, anche lei sposata con un Bonafede, considerata l’ultima amante di Messina Denaro.
Scrive il Gip: “Laura Bonafede, dopo avere conosciuto Matteo Messina Denaro nel 1997, ha addirittura instaurato con lo stesso uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia, durato dal 2007 sino al dicembre 2017 quando venne necessariamente interrotto a seguito di un importante ennesima operazione di polizia, per poi riprendere, appena ‘calmatesi le acque’ negli ultimi anni sino all’arresto del latitante il 16 gennaio 2023”.
Fatti che sarebbero emersi in una lettera trovata dai carabinieri del Ros e scritta dalla stessa Bonafede. “Ventisei anni fa ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso – ricordava la donna in una lettera al boss scoperta dai carabinieri- Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare”.
PROTETTO DA MAFIOSI DEL POSTO, INVESTIGATORI BEFFATI – E’ singolare quanto scrive il Gip in un passaggio dell’ordinanza: “Quel che disorienta è che in tutto questo lunghissimo arco temporale la tutela della latitanza di Messina Denaro è stata affidata, non a soggetti sconosciuti ed inimmaginabili bensì ad un soggetto conosciutissimo dalle forze dell’ordine e cioè a quel Leonardo Bonafede da sempre ben noto, oltre che come reggente della ‘famiglia’ mafiosa di Campobello di Mazara, soprattutto per la sua trascorsa frequentazione ed amicizia con il padre di Messina Denaro”, sottolinea il gip chiedendosi come la Bonafede, intercettata dalla polizia almeno fino a due mesi prima della cattura del capomafia, abbia potuto beffare gli investigatori.
Indagini quelle portate avanti dai carabinieri del Ros che, secondo il giudice, “mettono in luce l’incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni ed anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, come oggi si è scoperto, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre, in quegli stessi luoghi e per molti anni (almeno ventisei), una ‘normale’ esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)”. “Come ciò sia potuto accadere, si ripete, appare al momento inspiegabile e non privo di conseguenze.”, conclude il gip Montalto.
I NOMI IN CODICE DEL BOSS: DA MACONDO A LA ROMENA – “Amico mio”, “Cugino”, “Blu”, “Venesia” erano alcun nomi coi quali Matteo Messina Denaro chiamava, nelle lettere, Laura Bonafede la maestra amica del boss e figlia del capomafia di Campobello arrestata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. Ma il linguaggio criptato, che piano piano i carabinieri del Ros e i pm stanno decifrando, è molto complesso. Ad esempio la figlia della Bonafede, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento, è “Tany” o “Cromatina”; la sorella del boss, Rosalia, in gergo era “fragolone”; i due vivandieri Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri “Maloverso” e “Diletta” o “Lest”; l’auto del boss “Margot”. Per Campobello di Mazara il capomafia aveva preso in prestito da Marquez il nome di “Macondo”, mentre la località di mare di Triscina era “Macondino”. Messina Denaro era “Depry”, la malattia di cui soffre “la romena”, la clinica dove faceva le terapie “lo squallido”, “Aragona” era Castelvetrano, “Donna” la madre della Bonafede, “Uomo” il padre, il boss Leonardo.
LA RETE DI FIANCHEGGIATORI – L’operazione che ha portato all’arresto di Laura Bonafede costituisce la prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito al Ros di catturare a Palermo il latitante Matteo Messina Denaro e di trarre in arresto: nella flagranza di reato, Giovanni Salvatore Luppino per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede (classe ’63) per partecipazione ad associazione mafiosa; il medico Alfonso Tumbarello per concorso esterno in associazione mafiosa ed altri reati pure aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede (classe ’69) per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, per partecipazione ad associazione mafiosa; Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalita’ mafiose.
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