L'inchiesta sul capomafia
Rosalia Messina Denaro, il pizzino sulle cure nascosto a casa della sorella che ha “incastrato” il boss Matteo
A portare all’arresto dello scorso 16 gennaio del boss Matteo Messina Denaro, il capomafia di Castelvetrano rimasto latitante per 30 anni, è stata di fatto la sorella Rosalia, finita in manette in un blitz dei carabinieri del Ros questa mattina a Castelvetrano, nella storica abitazione di famiglia in via Alberto Mario.
È quanto emerge dall’indagine coordinata dalla procura di Palermo che ha portato all’arresto della 68enne sorella maggiore dell’ex ‘primula rossa’ di Cosa Nostra, finito in manette oltre un mese fa nei pressi di una clinica privata del capoluogo dove era in cura per il cancro.
Secondo gli inquirenti la donna avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la “cassa” della “famiglia” e la rete di trasmissione dei ‘pizzini’, consentendo così al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza.
Il pizzino sul cancro
Ma a far scattare il ‘colpo grosso’ del 16 gennaio scorso sarebbe stata involontariamente la stessa Rosetta, come veniva chiamata in famiglia la donna.
Secondo l’indagine proprio un appunto dettagliato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, scritto dalla sorella Rosalia e da lei nascosto nell’intercapedine di una sedia, ha dato ai militari l’input per la cattura del boss.
Lo scritto di ‘Rosetta’ è stato scoperto dai carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso mentre piazzavano delle cimici nella abitazione della donna. Mentre cercano il posto giusto per nasconderle, i militari scoprono un appunto all’interno di una gamba cava di una sedia: lo fotografano e lo rimettono al suo posto, in modo da non insospettire la donna, e qualche ora dopo la foto viene analizzata dagli inquirenti e si scopre che è un vero e proprio diario clinico di un malato di cancro.
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Spazzati via i complotti
Da lì parte un lavoro di indagini serrato che porterà all’arresto del capomafia di Castelvetrano neanche un mese dopo il ritrovamento del ‘pizzino’.
Viene così smontata anche la suggestione complottista di personaggi come Salvatore Baiardo, l’ex gelataio amico e “tuttofare” dei fratelli Graviano che aveva rivelato a ‘Non è l’Arena’, il programma su La7 di Massimo Giletti, di un Messina Denaro “malato” che avrebbe “trattato il suo arresto”.
Il quadro clinico
Tornando al pizzino del 6 dicembre, il biglietto è di fatto il diario clinico di una persona. “Adenocarc, 3 novembre 2020 lo so, 9 novembre ricovero, 13 operazione. Persi 11 chili“. E poi ancora: “Sei luglio 2021 è ritornato (…) Ridotto fare tre cicli. Gennaio 2022 altra tac. Se si riduce ancora abbassiamo la che (chemioterapia – ndr)”.
Il boss Matteo Messina Denaro non viene mai citato per nome, ovviamente, ma i sospetti degli inquirenti si concentrano immediatamente sul capomafia. Scattano i controlli incrociati con le banche dati del ministero della Salute e quelle del SSN, il sistema sanitario nazionale. Sarà così che si scoprirà delle operazioni a cui era stato sottoposto Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che aveva ‘ceduto’ la sua identità al boss per consentirgli di sottoporsi proprio alle cure mediche.
Dalle analisi dei tabulati telefonici del ‘vero’ Bonafede, venne scoperto come il geometra non poteva essere la stessa persona che era stata operata, una volta a Mazara del Vallo e un’altra a Palermo. Il reale Bonafede in quei giorni si trovava infatti nella sua casa di Campobello.
Individuata l’ultima prenotazione a sua nome presso la clinica La Maddalena di Palermo, il 16 gennaio scorso, i carabinieri del Ros faranno scattare il blitz che ha portato fine alla trentennale latitanza di Messina Denaro.
La famiglia
Detta anche ‘Rosetta’, la sorella arrestata oggi è la maggiore delle quattro del boss ed è anche la la madre di Lorenza Guttadauro, che dall’arreso di MMD ne è diventata l’avvocato. Pure lei è alle prese con i guai giudiziari della famiglia, anche suo marito, Luca Bellomo, è stato in carcere perché ritenuto parte del clan, è tornato in libertà nel novembre scorso.
Rosalia è anche la moglie di Filippo Guttadauro che ha scontato 14 anni per associazione mafiosa ed è tuttora in carcere al cosiddetto ‘ergastolo bianco’.
Il secondo figlio della donna, Francesco, nipote prediletto del padrino trapanese, sta espiando una condanna a 16 anni sempre per associazione mafiosa.
La misura cautelare è stata disposta dal gip Alfredo Montalto. Sono in corso decine di perquisizioni in provincia di Trapani nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto della donna.
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