L’arresto lunedì mattina all’interno della clinica ‘La Maddalena’ di Palermo non chiude il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro. Sull’ex ‘Primula rossa’ di Cosa Nostra, l’ultimo grande boss dopo Totò Riina e Bernardo Provenzano, gli inquirenti non smetteranno di passare al setaccio gli ultimi 30 anni di vita passati in latitanza a fuggire dalle forze dell’ordine.

A partire dai due smartphone sequestrati al ‘Padrino’ di Castelvetrano nel giorno della cattura: come confermato da fonti investigative, i cellulari li aveva con sé al momento dell’arresto nella clinica del capoluogo dove il boss era in cura per un ciclo di chemioterapia dopo due operazioni per un tumore al colon.

Dai numeri al suo interno, sperano gli inquirenti, si potrà accedere più in profondità sulla vasta rete dei fiancheggiatori dell’ex latitante.

Ma al vaglio ovviamente c’è anche l’agenda trovata nell’abitazione di Campobello di Mazara, lì dove Matteo Messina Denaro avrebbe trascorso almeno l’ultimo anno di latitanza, a pochi chilometri dalla ‘sua’ Castelvetrano.

Casa che, ha ammesso anche il ‘vero’ Andrea Bonafede, alias utilizzato dal boss per potersi sottoporre alle cure mediche, era stata acquistato dallo stesso 59enne geometra di Campobello di Mazara con i soldi ricevuti dall’ex ‘Primula rossa’ di Cosa Nostra.

Conosco Messina Denaro fin da quando eravamo ragazzini. La casa in cui viveva l’ho comprata io con i suoi soldi”, avrebbe detto ieri Bonafede agli inquirenti, indagato per associazione mafiosa e favoreggiamento aggravato.

Abitazione di Campobello dove i militari del Ros sono arrivati grazie le chiavi di un Alfa Romeo 164 (intestata a Bonafede) contenuta nel borsello che Messina Denaro aveva con sé al momento dell’arresto. Chiave provvista di un codice, dal quale si è poi risaliti alla targa dell’auto e, controllando le telecamere del territorio, ai suoi movimenti che hanno portato i carabinieri all’indirizzo del boss.

Tornano all’agenda, secondo quanto emerso non vi sarebbero all’interno appunti sulle attività connesse a Cosa Nostra, bensì riflessioni su vicende personali di MMD, a partire dal complicato rapporto con la figlia Lorenza. Per ora dunque la caccia ad una corrispondenza mafiosa all’interno della casa-covo di Campobello non ha portato gli inquirenti le risposta tanto a lungo cercate.

L’obiettivo ora è quello di arrivare ai complici di più alto livello rispetto alla ‘bassa manovalanza’ già arrestata o indagata in queste 48 ore dopo la cattura del boss. In particolare si tratta di capire chi ha aiutato Messina Denaro a vivere questo ultimo anno di latitanza praticamente alla luce del sole, viste le testimonianze di chi ha potuto conoscerlo come ‘Andrea Bonafede’ nella clinica ‘La Maddalena’ o a Campobello di Mazara.

Sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi ricorda come nel 2001 il boss Bernardo Provenzano per operarsi a Marsiglia, in Francia, utilizzò un documento falso e la complicità del futuro pentito Francesco Campanella, presidente del Consiglio comunale dì Villabate, che fece mettere un sigillo ufficiale sulla foto del ricercato.

L’obiettivo delle nuove indagini è capire se a Campobello, ultima ‘residenza’ del Padrino, sia accaduto qualcosa di simile.

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia