“Sono stato io a convincere Putin a ritrarsi dalla Georgia nel 2008”. E aggiunse che nell’attuale mostruosa guerra in Ucraina col mondo che rischia l’apocalisse nucleare, si sarebbe aspettato di esser messo nelle condizioni di fare quel che poteva. Ero fra i commentatori di quella edizione e rimasi di stucco: come sarebbe a dire? Io nel 2008 lasciai Forza Italia frustrato dal sodalizio fra il premier italiano e quello russo mentre presiedevo la Commissione Mitrokhin e il mio informatore segreto Alexander Litvinenko era stato avvelenato e ucciso per ordine di Putin, e adesso sentivo Berlusconi fare una rivelazione sorprendente, per me, enorme.

Putin in quel mese d’agosto aveva lanciato un attacco militare contro a Georgia, il primo da Stato a Stato in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, nell’indifferenza generale sia in Italia e nel mondo. Ma è vero: Putin si era poi ritirato si era ritirato, lasciando qualche presidio di frontiera. Io ero rimasto profondamente deluso perché l’Italia, salvo una precipitosa riunione delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, aveva lasciato correre, come tutti i Paesi del mondo occidentale. E adesso? Adesso mi trovavo di fronte al presidente del consiglio di allora, dichiarare che nel 2008 quando Putin mosse le sue truppe in Georgia, lui che aveva col presidente russo un noto e profondo rapporto personale, dice di averlo fermato.

È un fatto che Putin allora si fermò, anche se tutto rimase incandescente. Ma ignoravo, credo come tutti, che Berlusconi fosse entrato in gioco riuscendo a bloccare una guerra. Come? Eravamo ancora in diretta e io dissi: “Un momento, Presidente Berlusconi, abbiamo diritto di sapere come è andata e le chiedo una intervista”. Quella intervista non è mai avvenuta e penso che l’ex Presidente del Consiglio e fondatore del centro destra si sia chiuso nel suo piccolo castello di Arcore. Ho passato un paio di settimane a ristudiare i fatti di allora per metterli in relazione con la guerra di oggi e capire se e che cosa Berlusconi potrebbe fare davvero per fermare una guerra (quella ucraina con le due implicazioni cinesi a Taiwan) che proprio nella fase in cui si trova adesso, con massacro di Bakhmut in cui Putin e Zelensky sembrano giocarsi il tutto per tutto, potrebbe diventare nucleare.

La tesi di Berlusconi è che sono degli incoscienti tutti coloro che spendono fortune per mandare cari armati e cannoni all’Ucraina pensando di sconfiggere la Russia sul campo con le armi convenzionali, perché questa gente dissennata e incompetente non ha idea del temperamento di Putin. Berlusconi ha ripetuto in privato che “se gli lasciano come unica alternativa l’umiliazione e la sconfitta, Vladimir è il tipo che dirà: muoia Sansone con tutti i filistei e passerà all’arsenale atomico”. Molto preoccupato fino a rasentare la depressione, Berlusconi finge di scherzarci sopra: “Sarà meglio fuggire per la terra del fuoco, o costruirai un bunker con tutti i comfort nel guardino di casa?”. Qui non siamo nell’aneddotica: è realistico quello che pensa Berlusconi che conosce e frequenta Putin da un quarto di secolo? E che mantenga ancora quel tipo di relazione che può modificare sul corso degli eventi?

Il fondatore di Forza Italia è evidentemente frustrato e anche sbalordito perché l’attuale governo non lo ha messo nelle condizioni di agire sulla guerra e possibilmente fermarla. È rimasto malissimo quando con un colpaccio di maggioranza concordato col Terzo polo hanno affidato ad Ignazio La Russa presidente del Senato perché Berlusconi considerava la statura “istituzionale” della seconda carica dello Stato come quella più adatta per giocare tutte le sue carte europee e internazionali. E quando si è visto messo da parte anche in maniera scortese e anzi provocatoria si è chiuso in un mutismo addolorato e sdegnoso. Ma la questione resta aperta, perché non soltanto questa guerra ma le sue premesse che risalgono agli anni Novanta, agli accordi sulla Nato, al trattato di Budapest, agli accordi di Minsk.

Ho cercato di ricostruire qualche aspetto di quel che accadde nel 2008 quando avvenne la cosiddetta seconda guerra georgiana essendoci già stato un primo scontro tra Russia e Georgia nel 1991. Il secondo scontro avvenne nel 2008. Io avevo preceduto una commissione d’inchiesta sulle indebite influenze russe durante la guerra fredda in Italia ed ero rimasto scioccato dall’omicidio di Alexander Litvinenko che era un mio segreto è prezioso collaboratore dal quale la polizia italiana raccolse informazioni preziose su un ordigno che consentì di intercettare prima che fosse usato per un attentato. Da allora sono passati molti anni e dal febbraio del 2022 la guerra Ucraina è diventata un pantano di sangue per sacrifici umani pari a mille corpi al giorno. Il dilemma della ragione e del torno resta, e non è un dilemma. Ma come andrà a finire, è più che un dilemma, una apocalittica maledizione.

Se moriremo o no di morte atomica è un quesito inutile perché somiglia più all’esempio logico della meccanica quantistica dell’ipotetico gatto di Schroeder, chiuso in una scatola in cui o è già morto oppure è vivo, ma di cui non si può dire che forse è vivo o forse è morto.
Secondo Berlusconi, il presidente russo in alcun caso si lascerà sconfiggere e ha già alluso in maniera obliqua all’uso, se indispensabile per l’esistenza della Russia, delle armi nucleari. In queste ore tutti i grandi della terra che hanno conosciuto bene sia il primo Putin attratto dall’occidente, quasi convinto ad entrare nella Nato e nell’Unione europea, e il secondo Putin che poi ha avuto una mutazione a partire dalla guerra in Iraq. Vale la pena parlarne oggi? Il motivo è molto pratico e drammatico. La Storia non è determinata soltanto dall’economia ma da molte altre cose fra cui la stupidità, la sete di egemonia e persino dal fattore umano. Oggi trionfa sulle piattaforme il genere di romanzi in cui ci si chiede come sarebbe andata se il piccolo Adolf Hitler fosse stato strozzato in culla.

La Storia reale è più perfida: come sarebbe andata la Storia se il ventottesimo Presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, che capovolse le sorti della Prima guerra mondiale e che si piazzò a Parigi per due anni per rifare il mondo, non avesse contratto una forma cerebrale di “influenza spagnola” per cui diventò paranoico, pretendendo lo smembramento del popolo tedesco e aprendo così la strada a Hitler? Oggi, tutti si occupano di Putin per rispondere a domande senza risposta, mentre la guerra ristagna oggi a Bakhmut dove sia Putin che Zelensky, con le vite degli altri si stanno giocando la propria. Da ieri Evgenij Prigozhin, padrone dei mercenari del battaglione Wagner manda in giro un video in cui accusa l’esercito russo di non fornirgli le munizioni per cui annuncia che perderà Bakhmut e il ministro della difesa russo è piombato a Mariupol per contestare il suo migliore alleato e peggior nemico.

Mosca è divisa. L’Occidente anche. Zelensky è incerto fra salvare o far perire le sue truppe o durare un minuto più dei russi per innescare una crisi al Cremlino. Le diplomazie sono di fatto impotenti e la Cina, da grande minaccia per il mondo occidentale, si comporta da arbitro. Berlusconi dice di essere rimasto stupefatto per la spudorata franchezza con cui il presidente cinese si vanta di avere il controllo quasi totale dell’Africa e di aspirare al controllo dell’intero mondo. Lo aveva lasciato esterrefatto la totale miopia dell’occidente che rischia di suicidarsi prendendo parte alle contese nell’ex Unione Sovietica senza saper valutare l’attacco globale cinese.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.