La storia è presto detta. Mercoledì sera il Parlamento olandese ha approvato un paio di risoluzioni che esortano il governo a non accettare gli Eurobond e a tenere il punto sulla questione MES, ovvero riconfermarne la condizionalità. Sono, in pratica, due solenni schiaffoni all’Italia, paese fin qui più colpito in Europa dal Coronavirus, che aveva invece chiesto l’emissione di Eurobond e l’utilizzo dei miliardi nel forziere del MES senza i conseguenti vincoli al nostro bilancio che esso determinerebbe a cose normali. Che l’Olanda, la quale ha esercitato il diritto di veto nel primo incontro dell’Eurogruppo chiamato a identificare una linea comune sulle misure economiche da prendere a causa dell’emergenza, sia un Paese rigorista e con approccio non esattamente amichevole rispetto ai nostri conti pubblici non è una novità.

Che l’Olanda sia uno degli Stati che più beneficiano dell’attuale assetto europeo e che dunque non abbia alcun interesse a cambiarlo non è neppure questa una novità: in fondo il paese dei tulipani gode di fatto dello stato di paradiso fiscale dentro i confini della vecchia Europa. È insomma nel novero di quelli che fanno le regole e comandano. La novità sta invece nel fatto che a farsi promotori di queste due risoluzioni non siano stati partiti olandesi moderati ed europeisti, bensì il “Forum per la Democrazia” (FvD) di Thierry Baudet, partito sovranista e anti-Europa alleato di Fdl. Baudet fu accolto entusiasticamente l’anno scorso ad Atreju, la manifestazione annuale del partito della Meloni, ed entrambi siedono nell’ECR, il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.

L’incongruenza è manifesta: ad armare il Parlamento e quindi il governo dell’Olanda contro l’interesse – e perfino la sopravvivenza – dell’Italia è l’alleato di ferro del partito che in Italia afferma di voler difendere gli interessi dell’Italia sovrana prima di ogni altra cosa. E questo impone una facile ed amara riflessione, ovvero che c’è sempre un sovranista più sovranista di te. In tempi di Coronavirus, il sovranismo, campione di incassi, come si direbbe al cinema, in molte recenti elezioni europee, mostra dunque tutti i suoi limiti. Il nome è bello, accattivante, sovrano è ciò che sta sopra. Secondo il dizionario Larousse è una dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali.

È un approccio in linea di principio condivisibile. Tante cessioni di sovranità nel passato recente sono state fatte e sono state fatte male, con i danni che tutti vediamo. Ma se si propone una dottrina politica e con essa ci si presenta agli elettori per ottenerne il consenso, onestà vuole che essa debba essere innanzitutto praticabile. Ed è su questo che non si può non nutrire forti dubbi. Oggi, in tempi globali in cui tutti noi, che ci piaccia o no, siamo interdipendenti, è certamente suggestivo pensare di difendere o recuperare una sovranità nazionale smarrita, ma “venderla” agli elettori come una cosa fattibile mi pare un po’ truffaldino.

La pandemia, semmai, ci mostra proprio il contrario, ci fa capire con crudezza che davvero il movimento sbagliato di una sola persona può avere conseguenze di una portata enorme, ci mostra tutta l’ineluttabilità del nostro essere collegati l’uno all’altro e ci mostra che questo vale anche e soprattutto per la politica. Nella prime reazioni alla diffusione dell’epidemia i singoli Stati sono stati portati a muoversi ognuno per conto proprio, e abbiamo visto come è finita. Purtroppo la realtà ci impone di agire di concerto. La cessione di sovranità, non solo di uno Stato, ma anche di ciascun individuo, è insita nel fatto che siamo 7,8 miliardi di abitanti nel mondo, e che pertanto dobbiamo veder inevitabilmente – e con dispiacere – comprimere i nostri diritti e le nostre libertà per mantenere un equilibrio che comunque è quanto di più precario esista. Questi mesi di quarantena ce lo hanno insegnato efficacemente.

Il sovranismo è certamente un principio accattivante, ma porta in sé quello del nazionalismo. È bello sentir dire “prima l’Italia”, “prima gli italiani”, ma è molto più difficile tradurlo in pratica, dato che si innesca inevitabilmente il principio della divisione (io, l’altro) e perciò della contrapposizione. Che allora vale per tutti. Succede così che i sovranisti olandesi, da una posizione di maggior forza, siano più efficaci nell’affermare le loro istanze sovraniste (o nazionaliste) e nel produrre l’effetto di sopraffare le istanze dei paesi meno forti, per quanto anche questi a spiccata componente sovranista.

Una partita che si gioca senza esclusione di colpi e che finirà ancora una volta per punire Italia, Spagna e Grecia. Non un bel risultato. Se l’esito ancora una volta sarà che ha ragione il più forte, allora il sovranismo non porta nulla di nuovo e le alleanze fra partiti che vi si riconoscono nelle diverse nazioni non sono altro che un puro e semplice ossimoro.