Il ddl Zan alla prova dell’Aula. Il disegno di legge contro l’omotransfobia arriverà nel pomeriggio nell’emiciclo del Senato, senza tuttavia, che in commissione Giustizia alle 15 si tenti l’ultima mediazione. Sarà lì che il presidente leghista, Andrea Ostellari, cercherà di trovare un accordo che, nelle fila del Partito democratico, risuona ancora come una epurazione. La Lega spera ancora che ci sia un punto di caduta sulla proposta di Italia Viva, e che si conceda quindi più tempo per rifinire il testo – sulla falsa riga del testo firmato da Ivan Scalfarotto, che di fatto elimina i punti controversi su identità di genere e scuola – e rinviare la discussione a settembre.

I Dem, spalleggiati da M5S e Leu, tirano dritto. L’ordine di scuderia è quello di tentare il possibile affinché la legge Zan resti inviolata, senza scendere a compromessi al ribasso. La battaglia sarà quindi tutta nell’aula con i contrari a modifiche che hanno all’attivo 145 voti, mentre il centrodestra è fermo a 134. A fare la differenza saranno i voti di Italia viva (17) e del gruppo Misto (46), senza contare che anche tra i promotori del ddl sarebbero in molti gli indecisi, soprattutto tra le fila dei cattolici e di base riformista, che preferirebbe un compromesso piuttosto che andare alla guerra. Saranno loro i veri protagonisti dei voti segreti che, sicuramente, chiederà il centrodestra per solleticare le coscienze e mettere in luce i franchi tiratori.

“Da parte nostra c’è la volontà di trovare l’intesa per evitare l’ostruzionismo e la roulette russa dei voti segreti: siamo davvero a un passo dal trovare una sintesi indispensabile a portare a casa la legge”, dice Davide Faraone capogruppo di Iv a palazzo Madama. “Faccio appello a tutte le forze politiche: si metta da parte lo scontro che nulla ha a che fare con la legge Zan, non possiamo fare campagna elettorale sulla pelle delle persone”, attacca. Per Nicola Zingaretti invece: “Del Ddl Zan se ne discute da tanto tempo ed è stata votata dal Parlamento della Repubblica e penso sia giusto mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità e gli italiani vogliono capire perché gli altri sono contrari e perché all’improvviso si vuole rimandare la decisione”.

E se il Pd tira dritto, Matteo Salvini, fa lo stesso: “Domani torno a Roma in aula perché c’è questo Ddl Zan da bloccare o quantomeno da cambiare in Parlamento”. Atteso anche l’intervento in aula dell’altro Matteo, Renzi, che anticipa: “Sul ddl Zan o noi portiamo a casa la legge o facciamo una battaglia identitaria per mettere la bandierina, una battaglia che vuole chi cerca il like. Va bene per Fedez e Ferragni, ma anche per quella parte politica che sta cercando di fare delle unioni civili lo strumento di consenso. E mi riferisco al Pd. E il problema non è Fedez, ma chi lo ha eletto leader della sinistra. Me lo ricordo Fedez quando insultava Giorgio Napolitano, e qui da Napoli gli mando un pensiero affettuoso”. (Fonte: Lapresse)

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.