Presidente Bonaccini, ha già sentito il neo commissario Figliuolo? Cosa gli ha suggerito?
«Certo, ci siamo sentiti subito, anche per definire la sua prima visita in Regione, lunedì. Non c’è un minuto da perdere. Ci conosciamo bene dai tempi del Covid, quando abbiamo lavorato insieme h24 e ho avuto modo di apprezzarne serietà e competenza. Anzi, noto con piacere che chi allora a destra lo criticava pesantemente, schierandosi su posizioni vicine ai no vax, oggi si complimenta con lui».

Ci sono responsabilità politiche in quanto è avvenuto in Romagna nel mese di maggio?
«In poche ore è caduta la pioggia che cade normalmente in quattro mesi, un evento che non ha precedenti nelle serie storiche. Non lo dico io, ma tutti gli esperti di meteorologia e climatologia».

Ma il tema della sicurezza idrogeologica è forse un tema che la politica in questi anni ha trascurato?
«Purtroppo, in Italia si è lavorato molto più spesso sull’emergenza rispetto alla prevenzione. I cambiamenti climatici, invece, ci espongono e ci esporranno sempre più spesso a eventi estremi. Ed è a questo adattamento che occorre lavorare. Anche se non mi pare che l’ambiente sia una priorità di questo Governo».

Quanto ha inciso l’esistenza di molti enti decisionali? Ripristinare un’unità centrale come fu ‘Italia Sicura’, sarebbe utile ad accelerare gli investimenti?
«Nessuna governance avrebbe risolto, in sé, i problemi di maggio. Ma questo non deve impedirci di vedere i limiti strutturali di un assetto frammentato, poco chiaro e non efficiente. Senza una visione d’insieme è impossibile operare bene. Quanto poi agli interventi, è indubbio che occorra ripristinare un’unità di missione centrale».

Non occorre ripensare alla visione del territorio e accelerare sulla costruzione di nuovi invasi per la raccolta delle acque?
«Sono infrastrutture fondamentali e lo saranno sempre di più. L’Emilia-Romagna ha programmato e progettato, dal 2018 al 2022, interventi per oltre 700 milioni di euro in investimenti, affidati anzitutto ai Consorzi di Bonifica. Non si tratta solo di invasi, ma anche di ridurre le perdite. C’è poi il PNRR, che prevede, solo per la nostra Regione, risorse per 328 milioni di euro che abbiamo programmato in modo condiviso coi territori».

Quali garanzie a famiglie ed imprese si sente di dare alla popolazione colpita? Quali risorse metterà la Regione per i territori alluvionati?
«La Regione ha già messo tutte le risorse disponibili e anche di più. Stiamo presentando al Governo un piano di interventi complementari da finanziare. Se il Governo stanzierà le risorse che ha promesso, con la lista dei 6mila interventi urgenti da realizzare molto potrà essere fatto in pochi mesi. Però i soldi servono adesso, senza polemiche e ritardi».

È preoccupato?
«Nello stesso giorno leggo il ministro Musumeci dire che non c’è certezza delle risorse ed esponenti del suo partito parlare di cifre e stanziamenti certi. Chiediamo solo chiarezza e procedure rapide ed efficaci, definite in atti formali che ancora non ci sono».

C’è chi ritiene che l’eccessiva cementificazione degli ultimi 20-30 anni abbia favorito fenomeni alluvionali. È così?
«A fronte di eventi estremi come quelli di maggio, è probabilmente una variabile secondaria: con quella quantità d’acqua in poche ore, anche il terreno agricolo perde qualsiasi capacità di assorbimento. Il ‘Sole 24 Ore’ ha pubblicato i numeri sul consumo di suolo nelle province italiane e la variazione dal 2006 al 2021: nelle prime venti ne è presente una sola dell’Emilia-Romagna, al 15° posto. Cementificazione e consumo di suolo sono un problema da tanti altri punti di vista. Noi nel 2017 una legge urbanistica che è la più restrittiva del Paese: abbiamo già cancellato 11mila ettari di costruzioni pianificate su suolo vergine e altri 11mila verranno eliminati nei prossimi mesi. Si può fare di più, ma nessuno in Italia ha fatto altrettanto».

“Ricostruire tutto come prima” è un bello slogan, ma forse da non applicare visto il fallimento di alcune pianificazioni urbanistiche.
«Ricostruire senza tenere conto di quanto accaduto sarebbe un errore marchiano. Per questo abbiamo detto al Governo da subito che emergenza e ricostruzione dovevano viaggiare di pari passo. Come avvenne nel 2012, con il terremoto dell’Emilia: oggi quella zona è da tempo totalmente ricostruita, più sicura, più aziende e più occupati rispetto a 11 anni fa. Se quella ricostruzione è stata definita esemplare dal Capo dello Stato, una ragione ci sarà».

Come si può fornire una prospettiva di futuro ai territori collinari-montani devastatati dalle frane?
«In questa legislatura abbiamo investito un miliardo di euro sui territori montani, con norme che stanno facendo da apripista in Italia: un contributo fino a 30mila euro per giovani coppie acquistano casa in Appennino; fondi per le imprese, miglioramento delle connessioni, sostegno ai servizi. Senza lavoro e servizi, la gente ovviamente se ne va e per questo serve intervenire al più presto per ripristinare i collegamenti interrotti».

Si parla di ristorare chi ha perso molto o tutto, al 100%: è una prospettiva realistica?
«È l’obiettivo indicato dalla premier Meloni. Io aggiungo un però: servono velocità e semplicità, equità e trasparenza. Se dai il 90% presto e bene la nostra economia e le nostre famiglie sanno rialzarsi e correre. Se a dare il 100% impieghi troppo tempo e imprese e cittadini non capiscono i criteri, è più quello che perdi di quanto risarcisci».

Le polemiche delle ultime settimane hanno accresciuto il malumore tra le persone. La politica ora saprà dare buona prova di sé?
«Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Credo si sia detto no all’Emilia-Romagna pur di dire no a Bonaccini. Per la prima volta da quando sono presidente di Regione, ho visto confondere gli ambiti istituzionali e quelli di partito. Ho sentito parlare delle prossime regionali anziché dei problemi dei romagnoli. Da commissario per la ricostruzione dell’Emilia dopo il sisma mi sono confrontato con sei diversi governi, tutti con segno politico differente: ma è sempre prevalso lo spirito di collaborazione tra istituzioni, non quello di competizione tra partiti. Spero davvero che ora si volti pagina. Noi lavoreremo con l’unico obiettivo del bene della nostra gente».

Marco Di Maio

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