Probabilmente lo scontro tra Letta e Meloni sarà un ritornello fisso della campagna elettorale. Conviene a tutti e due scontrarsi. E indicare agli incerti il pericolo che vinca l’avversario. Ieri Letta ha attaccato la Meloni per la sua doppia identità. Ha detto: «Meloni cerca di incipriarsi, ma è difficile. Abbia una faccia sola, non può dire una cosa agli elettori in Italia, cercando di riposizionarsi, ed esprimere un’altra idea quando va a parlare in Spagna agli elettori di Vox o in altri Paesi. Qualche mese fa era allineata su tutto con il presidente ungherese Orban».

Poco dopo la risposta della leader di Fratelli d’Italia: «Caro Letta, al netto della misoginia che questa frase tradisce e dell’idea secondo la quale una donna dovrebbe essere attenta solo a trucchi e borsette, il vostro problema è che non ho bisogno di “incipriarmi” per essere credibile. La posizione di Fratelli d’Italia in politica estera è coerente ed estremamente chiara. E ha come stella polare la difesa dell’interesse nazionale italiano. Non non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss. Noi non abbiamo bisogno della cipria, mentre voi non riuscireste a coprire le vostre contraddizioni neanche con lo stucco».

Una feroce dichiarazione contro Meloni è venuta dal figlio di uno dei partigiani che fu impiccato dai fascisti a Piazzale Loreto (Milano) nel 1944. (Nella stessa piazza dove l’anno dopo furono appesi per i piedi Mussolini, Claretta Petacci e altri cinque gerarchi). Si chiama Sergio Fogagnolo ed è un anziano signore figlio del partigiano Umberto. «Il 25 settembre, quando voteremo – ha detto – inorridisco pensando che 100 anni dopo la marcia su Roma gli eredi del fascismo possono prendersi Palazzo Chigi e mettere mano alla Costituzione». L’Anpi di Milano però si è dissociata.