Cronaca di un’elezione annunciata: è quella del prossimo 25 settembre almeno secondo la stragrande maggioranza dei sondaggi pubblicati in questi giorni di campagna elettorale balneare. Dopo gli strappi in un centrosinistra come spesso se non sempre irrisolto e litigioso, il centrodestra sfiora il 50% in più scenari e Giorgia Meloni si conferma leader assoluta nei sondaggi: vicinissima a diventare la prima Presidente del Consiglio donna in Italia. Quello che emerge però dall’ultimo sondaggio Quorum/Youtrend è soprattutto la fortissima sfiducia dell’elettorato verso i partiti e i loro leader, causa dell’astensionismo monstre che si rischia alle prossime politiche

Le intenzioni di voto innanzitutto: restano invariate le proporzioni dell’avanzata trionfale della coalizione di centrodestra e la leadership acclarata della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. L’alleanza arriva al 48,2% contro il 29,3% della coalizione di centrosinistra. Un margine quasi impossibile da colmare. Fdi è al 24,2, staccata nettamente la Lega al 14%, lontanissima Forza Italia all’8,9%, chiudono Noi con l’Italia allo 0,8% e UDC allo 0,3%. A trainare la coalizione di centrosinistra è invece il Partito Democratico di Enrico Letta, al 22,3%. Sinistra Italiana ed Europa Verde portano in dote il 3,9%. +Europa dopo lo strappo con Azione è all’1,6%, Impegno Civico, il progetto di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, all’1,5%. Bloccato al 10,6% il Movimento 5 Stelle. Italia Viva e Azione, mentre è ancora work in progress il cosiddetto terzo polo di centro, si fermano rispettivamente al 2,2% e al 2%. Il 3,8% dichiara che voterà “un altro partito” mentre domina un astensionismo monstre al 38,7%.

A livello di coalizioni, in uno scenario in cui Carlo Calenda e Matteo Renzi dovessero davvero allearsi per creare il chiacchieratissimo nuovo terzo polo di centro e riformista, il centrodestra raggiungerebbe il 49,1% dei consensi – e quindi crescerebbe addirittura – , mentre il centrosinistra il 27,4%. Evidente il travaso dei voti.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella resta l’esponente politico del quale gli italiani si fidano di più: 62%. Significativo anche che a seguire ci sia sempre il Presidente del Consiglio Mario Draghi, 56%, la cui “agenda” viene sventolata da più parti in questi giorni anche se non con grandissimi risultati – vedi rottura Pd-Azione. Giorgia Meloni è al 40%, Silvio Berlusconi al 36%, Giuseppe Conte al 35%. A seguire Matteo Salvini, 32%, Enrico Letta, 25%, Luigi Di Maio, 19%, Carlo Calenda, 16%, e Matteo Renzi al 15%. Resta ancora piuttosto alto il giudizio positivo sul governo Draghi, dato al 58%, mentre per il 35% è abbastanza negativo.

Gli italiani, e questo è il capitolo più sostanzioso dell’indagine risultano però estremamente sfiduciati dalla politica: l’83% degli intervistati ha risposto di avere poca o nessuna fiducia nella classe politica. Solo il 14% nutre molta o abbastanza fiducia. E infatti per il 57% degli intervistati la classe politica suscita rabbia, per il 28% indifferenza, per il 5% soddisfazione, il 10% non si esprime. Poca fiducia anche verso il futuro della “situazione politica, economica e sociale” del Paese: secondo il 42% resterà invariata, per il 31% peggiorerà e solo per il 14% migliorerà.

Per quanto riguarda le radici dell’astensione, per il 52% il motivo che spinge a non andare a votare è il fatto che i politici non facciano gli interessi dei cittadini. Il 49% invece pensa che i partiti non mantengano mai le promesse. Sfiducia addirittura nel “funzionamento della democrazia”, 37%, e nei leader giudicati incapaci, 34%, mentre il 25% è stanco dei personaggi da votare imposti dai partiti e infatti il 23% non si sente rappresentato. E infatti il 42% dichiara che potrebbe andare a votare se il partito scelto dovesse mantenere almeno qualcuna le sue promesse, il 22% che i politici eletti non cambino partito una volta in Parlamento.

Gli alti tassi di astensione sono causati secondo gli italiani dai candidati, sempre gli stessi, per il 23% degli intervistati. Il 17% ritiene che le nuove generazioni siano poco interessate alla politica, per il 15% perché il Capo del Governo non è eletto dai cittadini. Per il 14% perché i partiti sono sempre meno presenti sul territorio. Solo il 44% degli intervistati dichiara che andrà sicuramente a votare, tra il 15% e il 27% i probabili votanti o probabili astenuti, il 6% sono astenuti certi.

L’indagine Quorum/Youtren è stata realizzata sulla base di 1.000 interviste svolte tra il 5 e il 7 agosto 2022 (per le intenzioni di voto il sondaggio è stato svolto tra il 7 e l’8 agosto 2022) su un campione rappresentativo della popolazione italiana, suddiviso per quote di genere ed età incrociate, stratificate per titolo di studio e ripartizione ISTAT di residenza. Il margine d’errore generale è del +/- 3,1%, con un intervallo di confidenza del 95%

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