L'epoca più buia
L’omicidio non è uguale per tutti, il reato di femminicidio assurdità incostituzionale: la ‘svolta’ di Nordio con leggi illiberali

La vittima di un omicidio di mafia, o di un omicidio per rapina o per odio razziale, o di un omicidio del marito per mano della moglie, può mai valere meno di una vittima di femminicidio nella considerazione del legislatore, in termini di pena edittale e di strumenti di tutela processuale della parte offesa? Sissignore. Tutto questo accadrà se questa autentica follia collettiva del DDL sul femminicidio verrà approvata dal Parlamento della Repubblica, ipotesi largamente probabile atteso il sostanziale unanimismo dei consensi.
La svolta epocale con leggi illiberali
Questa sarebbe “la svolta epocale” annunciata con orgoglioso entusiasmo dal Ministro Carlo Nordio, un liberale soi-disant che sta ormai apponendo la sua firma ed il suo volto su alcune delle leggi penali più illiberali mai promulgate nella nostra storia repubblicana. Leggete con attenzione i contributi di riflessione che PQM vi propone questa settimana, e vi renderete conto di quali insensate nefandezze possa un legislatore scrivere se accecato dal populismo penale più becero. Ad un tema sociale drammatico quale quello del delitto di genere si risponde con una furia populista di infima qualità tecnica e di devastante impatto costituzionale. Da non credere ai propri occhi, mentre leggiamo questa vergogna.
Ddl femminicidio, l’assurdità incostituzionale
Il femminicidio diventa reato a sé, cioè un omicidio ontologicamente diverso da qualunque altro. Una assurdità incostituzionale innanzitutto inutile, perché un omicidio aggravato da motivazioni di odio di genere già oggi può comportare la pena dell’ergastolo. La quale invece è posta – a differenza di ogni altro omicidio comunque motivato – come pena edittale del nuovo reato, che consiste in un omicidio di un essere umano “in quanto donna”, commesso “per odio e per reprimere l’esercizio dei diritti, delle libertà e della personalità della vittima”. A parte la evidente indeterminatezza della condotta, si impone una prima banale domanda: e se per le medesime motivazioni (ipotesi certo meno diffusa, ma perfettamente possibile e verosimile) sarà una moglie ad uccidere il marito, o il padre un figlio? Beh, in tali casi l’omicidio, diciamo così, è di serie B. Il principio di uguaglianza, cioè il divieto costituzionale di sperequazioni tra cittadini per ragioni di sesso, ci saluta ufficialmente.
I poteri processuali alla vittima
Non basta. Queste stesse motivazioni costituiscono aggravanti di altri reati comuni quali stalking, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia. In tutti questi casi, alla vittima si conferiscono poteri processuali che a nessuna altra vittima di reati gravissimi (ripeto: un omicidio di mafia, per esempio) vengono riconosciuti (per fortuna, intendiamoci bene). Può opporsi al patteggiamento; il giudice deve motivare il mancato accoglimento di istanze punitive della persona offesa; deve essere ascoltata personalmente dal PM, non dalla polizia giudiziaria delegata, pena il “licenziamento” del PM dalle indagini; interloquisce sulla gradazione o revoca delle misure cautelari (la cui necessità è ovviamente presunta per legge); insieme ai suoi familiari deve essere informata di eventuali misure premiali in fase di esecuzione della pena. Insomma, è il trionfo – in esclusiva per questo reato – della idea tribale del potere di vendetta della vittima (e dei suoi familiari!).
L’epoca più buia
Si tratta dunque di una “svolta epocale”? Senza alcun dubbio, per una volta Nordio ha ragione. Una svolta definitiva nell’epoca più buia del diritto penale italiano, nell’epoca del divorzio esplicito tra il diritto penale ed il principio di eguaglianza sancito in Costituzione. Dovrà pensarci la Consulta, non c’è dubbio: questa, per la sua gran parte, non è una classe politica dotata di sufficienti informazioni, di consapevolezza tecnica e giuridica, e di indipendenza intellettuale dallo scomposto fluire del peggiore “pensiero” social, tale da operare un qualche significativo ripensamento su un simile scempio. Salvo miracoli, che ormai, da laici disillusi e sconfitti, siamo costretti ad invocare, o almeno a sognare. Buona lettura.
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