«Con le modifiche che la legge di bilancio 2022, che ha apportato alla normativa che disciplina lo stato giuridico dei magistrati onorari, non si è data alcuna risposta alle legittime rivendicazioni della categoria, mantenendo l’impostazione della riforma “Orlando” sebbene questa, nel suo complesso, sia stata dichiarata illegittima e stroncata senza appello dall’Unione europea e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ritengono il suo impianto contrastante con il diritto dell’Unione».

È da qui che partono le ragioni della protesta che è alla base dello stato di agitazione proclamato da pm e giudici onorari, magistrati di fatto ma non di diritto pur svolgendo nelle aule di tribunale una gran parte del lavoro. L’astensione dalle udienze, iniziata ieri, è prevista fino al 4 febbraio. Una settimana di stop che si tradurrà, nel distretto di Napoli, nel rinvio di centinaia di udienze. Basti pensare che nel Tribunale di Napoli i giudici onorari sono 121 su un organico di 156 posti, un numero pari alla metà dei giudici ordinari (215 posti coperti su 236 in organico). Il peso della magistratura onoraria sull’attività giudiziaria è stata riconosciuta anche di recente dai vertici degli uffici giudiziari napoletani in occasione delle relazioni a bilancio di dodici mesi di attività a Palazzo di Giustizia: «Con riferimento alle procedure di rito monocratico l’unico plausibile strumento per ovviare al notevolissimo numero di pendenze appare essere quello di un più incisivo se non massiccio impiego della magistratura onoraria». Impiego previsto soprattutto per tutti i procedimenti aventi ad oggetto reati puniti con una pena non superiore ai quattro anni.

Quindi per una gran mole di processi. Eppure, «con le disposizioni appena introdotte si continua a negare la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato e si evoca una ambigua “stabilizzazione” nelle funzioni (che permangono onorarie)» lamentano i magistrati onorari spiegando così le ragioni dell’astensione. «Inaccettabile – si legge nella nota dell’AssoGot – è la condizione prevista al comma 5 dell’emendamento per cui la domanda di partecipazione al “concorso” (obbligatoria per chi non voglia decadere dall’incarico) “comporta rinuncia ad ogni ulteriore pretesa di qualsivoglia natura conseguente al rapporto onorario pregresso, salvo il diritto all’indennità di cui al comma 2 in caso di mancata conferma”. Non è ammissibile che per partecipare ad una selezione che, oltretutto, non prevede l’instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato, si debba rinunciare a far valere i diritti relativi al precedente rapporto, non già di prestazione “volontaria” di attività onoraria, ma di lavoro con le caratteristiche della subordinazione, come riconosciuto dalla CGUE.

Altrettanto inaccettabile è la previsione di un compenso solo “parametrato” ad alcune voci stipendiali spettanti al personale amministrativo giudiziario, con espressa esclusione delle poste retributive accessorie, nonostante il lavoratore comparabile sia stato chiaramente individuato dalla CGUE nel magistrato professionale, in mancanza, inoltre, dell’obbligo, a carico dello Stato, del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali che, pertanto, permangono a carico del magistrato onorario. Assolutamente offensiva è poi l’indennità prevista dal comma 2 dell’art. 29 in caso di mancata conferma, tanto nell’ipotesi di mancata presentazione della domanda, quanto in quella di mancato superamento della procedura valutativa. Con un importo irrisorio, per di più lordo e limitato da un plafond, il datore di lavoro pubblico, dopo aver gravemente violato i diritti dei magistrati onorari, vorrebbe “autoassolversi”, a buon mercato, sulla pelle di chi ha finora contribuito in misura enorme e professionalmente qualificata all’amministrazione della Giustizia».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).