Centrismo e riformismo contro la deriva del generale
Maltauro dice addio a Salvini: “Lascio la Lega e passo a Forza Italia, inseguire Vannacci, AfD e Trump ci danneggia”
Il giovane consigliere di Vicenza saluta il Carroccio: “C’è una deriva di destra radicale anti-europea”

Ha solo 25 anni, ma il suo curriculum politico è già denso. Jacopo Maltauro entra in Lega a 16 anni e, appena maggiorenne, diventa il consigliere comunale più giovane nella storia di Vicenza. Dopo 10 anni nel Carroccio – da dirigente provinciale eletto, capogruppo in città e referente regionale degli amministratori under 35 del Veneto – lascia il partito di via Bellerio e passa a Forza Italia. Una ventata di centrismo e riformismo contro la deriva targata Roberto Vannacci.
Maltauro, cosa l’ha spinta a lasciare la Lega?
«Ho aderito alla Lega perché convinto di una certa interpretazione politica del Nord, dei riferimenti liberali, distante dalla sinistra tanto quanto dall’estrema destra. Oggi la Lega, con l’ultimo congresso federale, ha certificato all’unanimità il proprio posizionamento come partito più a destra della coalizione, interprete della destra radicale anti-europea».
Ha cambiato lei idea o è il partito ad essersi spostato?
«Io ero e sono un liberale, un moderato di centrodestra, convintamente federalista. Arrivo dal popolarismo autonomista e mi sono formato per due anni nella scuola della Fondazione De Gasperi. La Lega di qualche anno fa in Veneto raccoglieva l’eredità democratico-cristiana, ma è evidente che queste posizioni con la Lega di oggi (il partito di Sardone e Vannacci) c’entrano gran poco».
Parlare di ideali a volte è un esercizio astratto…
«Premesso che l’ispirazione ideale in politica per me è importante, altrimenti si va a casaccio, le faccio due esempi concreti. Il primo mercato per il Nord-Est esportatore è la Germania: per me l’alleanza più intelligente non è con AfD ma con i popolari bavaresi e tedeschi che sono al governo. Il Vicentino è capitale mondiale della concia: qui i dazi Usa peserebbero quasi 50 milioni di euro, io non sarei per applaudire Trump ma per difendere le nostre imprese».
Come lascia il partito?
«Nessun litigio, nessun astio, nessun problema personale: tanta amicizia e gratitudine verso il movimento che per me è stata una casa e il giovanile che per me è stato una famiglia. Anzi, nutro molta stima e considerazione per il segretario regionale Alberto Stefani, un amico, e per Matteo, verso il quale umanamente nutro molto affetto. Qui il tema è politico: io non appartengo alla destra interpretata da Vannacci, non sono con Putin, Orbán e Le Pen. Sono posizioni legittime ma non sono le mie».
Non sono le sue ma sono certamente della Lega, tanto che Vannacci è diventato vicesegretario…
«È una scelta pienamente in linea con quanto il partito ha decretato il 6 aprile in sede di congresso. La strategia è chiara: occupare lo spazio a destra di Meloni. Io temo però che così si evoca un grande spazio, soprattutto al Nord, composto da chi non si rivede nella politica che urla ma nella moderazione come virtù da difendere».
E ora cosa farà?
«In queste settimane ho portato avanti il mio impegno in Consiglio comunale e sul territorio, ragionando con i tanti amici e amministratori con cui ho condiviso anni e impegno. Ho scelto di continuare a fare ciò che amo: politica, seguendo i miei ideali di una vita. Mi sono sempre dichiarato un uomo di centrodestra moderato, liberale, federalista, e pertanto per continuare il mio impegno politico ho scelto di aderire con convinzione al progetto politico che sento più vicino: quello di Forza Italia, nella grande famiglia del Partito popolare europeo. Un’adesione mossa anche dall’iniziativa politica del comitato Forza Nord, nata in seno a Forza Italia e promossa dal segretario regionale Flavio Tosi. Per me l’interpretazione politica del Nord e il sostegno ai ceti produttivi di questa terra non passano dalla visione isolazionista o radicale anti-europea, ma dalla tradizione popolare propria di questo territorio».
E poi ci saranno le elezioni regionali. Sta scaldando i motori?
«Abbiamo bisogno di una generazione di costruttori, che riagguantino il gusto di fare politica con ispirazione, sul territorio, in modo strutturato. Un impegno consapevole anche di un appuntamento cruciale per il Veneto. Le elezioni regionali del prossimo autunno segnano la fine di un’era amministrativa e l’inizio di un nuovo capitolo. Credo che la mia generazione dovrà essere “protagonista a casa nostra”, e io di certo non mi tirerò indietro: porterò il mio contributo attivo per dare a questa terra una prospettiva attrattiva».
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